Sgominata banda di “scafisti” peruviani

Avevano già fatto passare centinaia di clandestini. Sorpresi da una "imboscata" della squadra mobile davanti alla stazione Fs

Visti fasulli per immigrati peruviani che volevano approdare in Italia: costavano 10 mila dollari e prevedevano un passaggio a Parigi poiché i documenti contraffatti portavano i timbri delle autorità francesi. Una piccola rivincita per l’Italia, accusata di essere il "buco nella rete" dell’area Schengen, quello dal quale si infilano gli immigrati clandestini. La trama che attraverso la Francia collegava l’America Latina all’Italia è stata scoperta dalla Squadra Mobile di Varese che sabato davanti alla stazione delle ferrovie dello Stato ha arrestato uno dei componenti dell’organizzazione nell’atto in cui riscuoteva una rata della tangente da un immigrato clandestino; a poche ore di distanza finiva in carcere anche una donna, considerata pedina importante dell’organizzazione e altre quattro persone venivano denunciate a piede libero. Totale: sei persone sotto inchiesta, tutte appartenenti a una famiglia peruviana, tutte accusate di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. I particolari dell’operazione sono stati illustrati questa mattina dal dirigente della Mobile varesina Franco Novati. I "basisti" della banda in Perù, tutti appartenenti alla famiglia Zarate Quinones, contattavano gli aspiranti immigrati e spiegavano loro che pagando 10 mila dollari potevano ottenere un passaporto falso e visti d’ingresso in Europa con timbri "taroccati" di consolati francesi: venivano scelte sedi diplomatiche dove i controlli risultavano difficili (ad esempio l’ambasciata francese in Kuwait) per rendere più facile il passaggio. Naturalmente i "clienti" della famiglia Zarate non possedevano i 10 mila dollari così dovevano cedere in garanzia la loro abitazione in Perù e partivano per l’Europa, dietro la promessa di una nuova casa e di un lavoro; il conto sarebbe stato saldato nella nuova destinazione e la cifra spesso aumentava con un tasso da usura. La prima tappa del viaggio era Parigi: le autorità di frontiera non si sono mai accorte dei documenti falsi; una volta in un paese dell’area Schengen i peruviani erano liberi di muoversi per mezza Europa. Alcuni di loro prendevano la strada della Germania, altri approdavano in treno a Milano; qui altri componenti del clan Zarate Quinones provvedevano a trovare loro casa e lavoro (quasi sempre un impiego come domestici) e a pretendere il pagamento del debito. E a questo punto la scena si sposta a Varese: un immigrato che aveva trovato collocazione in città, stanco dei taglieggiamenti e convinto di essere caduto in mano a dei fuorilegge, denuncia tutto alla polizia. La trappola scatta sabato davanti alla stazione, data e luogo in cui la vittima avrebbe dovuto versare 1500 dollari a uno dei componenti dell’organizzazione. Arrivano anche gli agenti che bloccano Rafael Zarate Quinones, questo il nome dell’"esattore", proprio mentre riceve i soldi. Scattano alcune perquisizioni a Milano e a Lomazzo (Como) dove vivono altri indagati, vengono sequestrati 100 milioni di lire in valuta americana e documenti che comprovano le dimensioni del traffico di clandestini; viene anche arrestata la madre di Rafael, Hermila, considerata una dei capi della banda. Quanti peruviani sono entrati in Italia con questo sistema? <Riteniamo che almeno due persone alla settimana ce la facessero> ha detto il capo della Mobile varesina. E tutto questo a partire dal ’96; a occhio, dunque, diverse centinaia di clandestini sono approdati in Italia dal Perù.

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Pubblicato il 10 Settembre 2001
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