Università e ospedale, le due Coree che non comunicano
I cittadini spesso non possono conoscere e valutare sulle sue realtà più belle perché manca la comunicazione all'esterno
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Mi affido ai fatti concreti per spiegarmi meglio. I varesini, che come cittadini italiani attraverso le imposte pagano le attività accademiche (e pure ospedaliere), hanno saputo del mancato rinnovo dell’incarico di prorettore al professor Casati, due giorni dopo che i mass media comaschi e la città lariana intera erano sul piede di guerra. Non entro nel merito della decisione del rettore Dionigi che rientrava nelle sue prerogative, ma sicuramente era un diritto dei varesini avere notizia di un evento che riguarda la loro Università, evento molto importante anche a giudicare dalle prevedibili reazioni che ha generato. Dall’ospedale se ne vanno illustri primari dopo decenni di lavoro, e in viale Borri ne arrivano altri di profilo: nessuno ringrazia pubblicamente medici che alla istituzione molto hanno dato; nessuno presenta alla città i nuovi primari che, se non ci pensa qualche cronista, restano per tutti degli illustri sconosciuti. L’anarchia più assoluta c’è anche per quella che dovrebbe essere l’informazione più importante: le notizie sul concorso per il progetto del nuovo ospedale. Un investimento di oltre 200 miliardi. Mi auguro che le cose cambino, che da subito ci sia più sensibilità per un rapporto corretto verso tutti i mezzi di informazione e la città. Non parlo nell’interesse di Varesenews: come tutti i quotidiani on line già di buon mattino siamo in grado di recuperare qualsiasi notizia sfuggita o non comunicataci il giorno prima; a volte lo facciamo e magari anche aggiornandola, a volte scegliamo di non riprenderla. C’è un solo interesse vero: che la città possa sempre conoscere e valutare, che sia informata al meglio sulle sue realtà più belle, l’Università e l’Ospedale. E che non le immagini mai come due luoghi di potere. Tra i vertici di Università e azienda ospedaliera sono ripresi gli incontri dopo l’ennesimo recente scambio di cannonate. Al momento questi incontri a me ricordano i colloqui sulla linea di confine tra le delegazioni nordcoreane e sudcoreane negli Anni 50. Ancora adesso tra le due Coree vera cooperazione non c’è. Approfitto del fatto che il rettore Dionigi e il direttore Lucchina siano allo stesso tavolo per raccomandare loro una maggior attenzione a quello che è un servizio primario per la comunità: la comunicazione. |
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