«La scuola della Moratti e Formigoni non ci piace»
Venerdì 9 manifestazione studentesca contro la politica scolastica del Governo
Riportiamo i due comunicati della Sinistra giovanile e dei Giovani comunisti per la manifestazione di venerdì 9 contro la politica scolastica del Governo
Venerdì 9 novembre sarà un giorno di mobilitazione nazionale della Sinistra giovanile contro la politica scolastica del centro-destra. La sezione varesina organizza, con il sostegno dei Giovani Comunisti e la Cgil, una manifestazione studentesca per le vie di Varese (partenza ore 9 dal Piazzale FS, arrivo previsto per le ore 10,30 in Piazza del garibaldino) con l’obiettivo di mostrare il grande disappunto degli studenti verso il modello di istruzione pubblica voluto dal ministro Moratti, che ricalca quanto già conosciuto daglistudenti lomabardi con Formigoni.
In particolare, si contesta l’irrisoria cifra (14 miliardi!) contenuta nella finanziaria destinata al diritto allo studio dal governo, e l’idea di smantellare la partecipazione studentesca nella vita degli istituti, cioé la grande conquista del centrosinistra di questi anni che proprio nelle prossime stagioni avrebbe dovuto avere completa attuazione.
Inoltre, la Sinistra giovanile intende ribadire il suo secco NO al buono scuola formigoniano che ha indubbiamente privilegiato una minoranza, tendenzialmente già benestante, della popolazione studentesca (appena il 5%!!!). Confermare il dissenso su questa politica, che nulla ha a che vedere con il diritto allo studio, é fondamentale se si considera che la politica scolastica lombarda vuole essere presa a modello dal governo della Casa delle Libertà. Per questo in occasione della manifestazione sarà lanciata una petizione tra gli studenti affinché non vengano ripetuti i pessimi risultati dati dal buono-scuola nei prossimi anni. L’obiettivo é quello di raccogliere decine di migliaia di firme tra tutti gli istituti e riportare con forza, entro poche settimane, la discussione all’interno del Consiglio regionale lombardo attraverso i consiglieri del centosinistra.
Sinistra giovanile
Per una buona scuola (dunque senza buoni scuola) in un mondo di pace
Proprio oggi, all’interno di quella che viene definita la fase hard della globalizzazione neoliberista, in azione anche attraverso un’ennesima, tragica guerra, la costruzione di un altro mondo, possibile e sempre più necessario, passa improrogabilmente attraverso la costruzione di una scuola di pace, cioè attraverso la difesa del diritto all’istruzione pubblica.
La scuola pubblica, già profondamente indebolita dai provvedimenti del passato governo di centro-"sinistra" (autonomia, parificazione, riforma dei cicli) si trova oggi sotto il fuoco incrociato di diversi fronti.
La globalizzazione neoliberista imperante nel settore dell’istruzione come in tutti gli altri campi dei diritti fondamentali, tende sempre più a decostruire il sistema formativo pubblico, sostituendo all’idea di istruzione come diritto indisponibile e inalienabile, quello di istruzione come merce. Tali intenti trovano la propria esplicitazione nei Gats (Accordi generali su commercio e servizi) nei quali si dichiara la necessità di gettare sul mercato una serie di settori fondamentali dello stato di diritto, scuola e sanità in primis. Nel campo dell’istruzione, in particolare, si intendono sostituire le scuole pubbliche con una serie di aziende private del sapere, regolate dalle sole leggi del profitto e della concorrenza.
A livello locale, questo progetto si traduce perfettamente nella logica dei "buoni scuola" varati da Formigoni e dalla sua Giunta Regionale, locomotore e laboratorio delle politiche della destra in Italia.
I "buoni scuola", oggettivamente destinati a solo vantaggio delle scuole private e di chi le frequenta – appartenenti soprattutto a famiglie ricche e per nulla bisognose di "aiuti pubblici" -, senza per altro nessun controllo sulla qualità delle scuole private stesse, sono infatti con chiara evidenza lo strumento locale per trasformare un diritto, finora fruibile gratuitamente da tutti all’interno di una struttura pubblica, in una merce acquistabile presso erogatori privati di prodotti culturali – il cui costo è regolato dal mercato – per annichilire la scuola pubblica e rivitalizzare il sistema formativo privato.
Lo stato dell’attuale situazione internazionale ci costringe poi ad una riflessione più generale sul valore stesso dell’istruzione.
La guerra in Afghanistan che, lungi dal risolvere il grave problema del terrorismo, aggiunge ogni giorno vittime civili a vittime civili, distruzione a distruzione, contribuendo parallelamente alla destabilizzazione di intere aree a rischio integralista e prefigurando così un assurdo e disastroso scontro di civiltà, deve essere ripudiata in modo categorico dagli studenti, contrapponendo ad essa un mondo e una scuola di pace.
Fare questo significa non solo opporsi alla "Finanziaria di guerra" che, con la scusa di una falsa sicurezza, taglia per l’ennesima volta fondi all’istruzione dirottandoli sulla difesa, ma anche e soprattutto difendere il concetto stesso di scuola pubblica come culla della multiculturalità, sistema formativo privilegiato per favorire il confronto critico e costruttivo, il rispetto e la valorizzazione delle diversità, la comprensione piena dell’altro.
Questa difesa di una scuola pubblica di pace passa ancora, necessariamente, attraverso il rifiuto netto e categorico della logica privatistica dei buoni scuola, sostenendo invece il diritto allo studio di tutti all’interno di una struttura pubblica adeguatamente valorizzata e finanziata come primo ed indispensabile gradino per la costruzione di una mondo di pace e di rispetto.
Pertanto:
dichiariamo con forza la nostra più risoluta opposizione alla logica dei "buoni scuola", discriminanti ed inaccettabili non solo a livello di attuazione pratica e tecnica, ma anche e soprattutto a livello di principio ispiratore, che trasforma l’istruzione da diritto indisponibile a merce.
· Pretendiamo il finaziamento del diritto allo studio per tutti, con lo spostamento delle risorse destinate ai "buoni scuola" al capitolo inerente la legge regionale n° 31 riguardante settori come trasporti, libri di testo, mense ecc.
· Libertà significa per noi possibilità per tutti di accedere gratuitamente, senza condizionamenti determinati dalla situazione sociale, economica o culturale, a tutti i livelli dell’istruzione, in una scuola che non cristallizzi le differenze di classe ma che contribuisca ad annullarle. La sola strada per raggiungere ciò è la gratuità dei libri di testo, dei trasporti pubblici, delle mense scolastiche e di tutto quanto concerne più in generale il diritto all’istruzione .
ribadiamo la nostra convinzione della necessità della difesa e della valorizzazione della scuola pubblica in quanto strumento essenziale alla costruzione di una società del diritto, multietnica e multiculturale. Ci opponiamo dunque alla "Finanziaria di guerra", che prosciuga i già infimi fondi alla scuola con la scusa per dirottarli sulle armi e su presunte "politiche di sicurezza";
crediamo in una scuola di pace, del rispetto e del confronto, che aiuti la costruzione di un mondo diverso, possibile, basato in primis sulla pace. Ci opponiamo pertanto alla logica della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e dunque a quest’ennesima guerra, controproducente e disastrosa, chiedendo la fine immediata dei bombardamenti, in quanto altre sono le vie per fermare il terrorismo;
ci sentiamo pienamente colpiti dalla globalizzazione neoliberista anche nel nostro essere studenti e ci battiamo all’interno del cosiddetto "movimento antiglobalizzazione di Genova per un mondo diverso, che passi anche per la tutela del diritto fondamentale ad una formazione pubblica e gratuita, rifiutando ogni logica privatistica del sapere.
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