Un carcere alla Stoppada? Il sindaco di Gazzada sul piede di guerra
Varese - Alfonso Minonzio al contrattacco: «Siamo stanchi di subire le decisioni di Palazzo Estense»
Quando è troppo è troppo. Il sindaco di Gazzada Schianno, Alfonso Minonzio, non ci sta più a subire le decisioni che il Comune di Varese fa “calare dall’alto” senza consultazioni.
E’ accaduto per il piano viabilistico e per quello dei trasporti pubblici e adesso il problema si ripropone per il nuovo carcere che potrebbe essere edificato nell’area verde a sud di Varese, quella che a Gazzada tutti conoscono come La Stoppada. Nessuna conferma ufficiale per ora da Palazzo Estense ma le voci corrono, anzi galoppano e gli amministratori di Gazzada sono già sul piede di guerra.
«Siamo stanchi di venire a sapere da indiscrezioni che il Comune di Varese ha progetti che ci riguardano – sbotta il sindaco Minonzio – Varese continua a decidere sulle spalle degli altri e a questo punto, dopo che più volte abbiamo manifestato il nostro disappunto, non siamo più disposti a subire. Passeremo alle vie di fatto».
Il che significa, tanto per cominciare a risolvere uno dei problemi annosi di Gazzada e Schianno, bloccare l’accesso alle auto che provengono da Varese: «Abbiamo più volte segnalato il fatto che il nostro paese non è più in grado di smaltire il traffico che arriva dall’esterno, considerato che dobbiamo vedercela con una zona industriale servita da un’unica strada, stretta e percorsa da camion. Ma Varese ci ha ignorato, non ha mai risposto ai nostri appelli e così abbiamo deciso di bloccare l’ingresso in paese alle auto dei non residenti in alcune ore del giorno. Per entrare in Varese le auto dovranno cercarsi altre “scorciatoie”».
Stesso discorso per un ipotetico, nuovo carcere che sorgerebbe proprio nella zona che oggi deve sopportare i disagi del traffico pesante:«Ovvio che le strade attorno al nuovo penitenziario andrebbero ridisegnate – dice ancora il sindaco di Gazzada Schianno – ma in quale modo? Perché gli amministratori varesini si ostinano a non dialogare con noi. Nessuna preclusione sul carcere: possiamo discuterne, ma sul metodo abbiamo molto da obiettare.
Che fine ha fatto quel piano strategico di cui si è tanto parlato. A questo punto non abbiamo timore di dire che è carta straccia».
Prossime mosse? «D’ora in poi saremo intransigenti – conclude Alfonso Minonzio – su questa ed altre questioni. Incontreremo presto Sergio Lolli del Gruppo degli amici di Bizzozero visto che la decisione di costruire il nuovo carcere nella zona della Stoppada coinvolge anche loro e studieremo una strategia comune.
Non è una battaglia fine a se stessa, noi abbiamo sempre e solo chiesto collaborazione. Non l’abbiamo avuta, a questo punto vogliamo riappropriarci del nostro territorio. Di casa nostra».
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