«Fra tre anni Varese avrà il suo nuovo ospedale»

Varese – Intervista con Carlo Lucchina, direttore generale dell'azienda ospedaliera

Il count down per il nuovo ospedale si fa ormai con le dita di una mano. Settimana prossima la Cmb e le aziende collegate a questa inizieranno a predisporre il loro cantiere. Questa è la prima tappa verso l’avvio dei lavori che avverrà subito dopo Pasqua. 
Sul tavolo di Carlo Lucchina, oltre ai contratti da firmare per l’acquisizione dei terreni limitrofi all’ospedale, in via S. Michele, dove si insidierà il cantiere, c’è la proposta progettuale per la viabilità intorno alla vecchia struttura. Questa è stata consegnata al Comune di Varese l’8 gennaio.
Dato che l’ospedale con i suoi oltre 900 degenti continuerà a vivere e a fornire i propri servizi, partiamo proprio da questo dato.
Come cambieranno gli accessi all’ospedale?
«Noi abbiamo formulato una proposta al Comune, ora attendiamo delle risposte perché questa è una loro competenza. Comunque ci saranno molte novità. L’entrata di piazzale Avis verrà chiusa completamente. Quella di viale Borri verrà utilizzata solo per l’emergenza. Verrà aperto un passaggio solo pedonale in via S. Michele e qui vanno predisposti i maggiori interventi viabilistici perché questa è una via pericolosa. A questo punto è chiaro che l’ingresso di via Lazio e quella chiusa di via Tamagno diventano nodali. La prima diventa quella principale per i cittadini e via di uscita per i dipendenti, mentre va assolutamente riaperto l’ingresso di via Tamagno utilizzandola come entrata pedonale e per i dipendenti in servizio. È evidente che queste soluzioni richiedono anche interventi viabilistici. Mi vengono delle domande ovvie, via Lazio e via S. Michele resteranno a doppio senso o non sarebbe più logico farle diventare senso unico?»


E la via Guicciardini?

«Entro l’estate verrà chiusa per molti mesi. Lungo quella via ci saranno due interventi pesanti. Passeranno i tubi della fognatura e questa va fatta subito perché almeno lo scarico delle acque bianche servirà anche durante il lavoro di scavo per far defluire eventuale acqua. Inoltre l’ingresso principale del nuovo ospedale sarà proprio lungo questa via».

Verrà coinvolta anche viale Borri?
«No, ci sarà solo un problema di far passare le tubature, ma questo avverrà sotto terra. Il problema ci sarà per qualche giorno sulla via Gasparotto quando la nuova fognatura si dovrà allacciare alla rete esistente».

L’altro problema da marzo sarà quello del materiale di scavo. Dove verrà trasportato?
«Questo proprio non è un mio problema. Le aziende tratteranno direttamente con il Comune. Posso solo dire che non verrà assolutamente toccato viale Borri, ma per il resto questo è sicuramente il punto più delicato e dovrà essere affrontato con molta attenzione e competenza».

È preoccupato per questi aspetti?
«Vorrei non esserlo. Ripeto non compete a noi risolvere questi problemi. Noi dobbiamo già gestire un ospedale funzionante, quindi ognuno faccia al sua parte. Però se tacessi una certa sensazione di disagio non le direi tutta la verità. Non so se c’è un’effettiva consapevolezza della portata di questo cantiere. Avverto molta disinformazione e pochi hanno davvero capito cosa succederà nei prossimi mesi».

Come si può risolvere questo aspetto?
«Non mi preoccupa affatto il rapporto con i pazienti perché loro capiranno. Faremo una capillare opera di informazione. Quello che invece ci tengo a dire è che tra tre anni, dopo 66 anni che se ne parla, Varese avrà il nuovo ospedale. È un obbligo, un dovere perché ormai si lavorava al limite del possibile. Perché quest’opera sia davvero compiuta con il minimo disagio per i cittadini, disagi che comunque ci saranno, occorre che ogni attore faccia bene la sua parte, altrimenti sarà il caos».

Che rapporto c’è con le ditte appaltatrici?
«Buono. Ci siamo visti il 15 gennaio, un incontro positivo in cui ho messo in chiaro due cose. La prima è che qualsiasi problema insorga, e in un cantiere come quello che andiamo ad aprire sarà normale che ve ne saranno, vorrei essere aggiornato per tempo. La seconda riguarda invece i tempi di consegna che devono essere categorici. L’errore più grave è quello di mettersi nell’ordine di idee che tanto non si riuscirà a finire in 36 mesi. Ci sono penali fortissime, ma vorrei non doverle praticare».

L’ospedale continuerà a funzionare correttamente, non crede che questo dia la sensazione che quindi anche il cantiere è una questione solo vostra?
«No, no. Non può proprio essere così. L’ospedale è un patrimonio di tutto il territorio e quindi tutti gli attori si devono sentire protagonisti».

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Pubblicato il 01 Febbraio 2002
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