L’avevano presentata come un’iniziativa del progetto "Varese sicura" o "Varese si cura". L’assessore comunale ai servizi sociali Anna Maria Bottelli ne aveva sottolineato l’importanza per il bene dei cittadini e del territorio che, con l’apertura di Malpensa, si trovava ad affrontare una crisi inaspettata, diventando una nuova frontiera d’ingresso per quanti fuggono da guerre e fame. Era la metà del giugno 2001 e "Varese accoglie" sarebbe dovuta partire il mese successivo. In effetti in via Pola, centro messo a disposizione dalla Caritas, arrivarono alla spicciolata curdi, afgani e kossovari in attesa del riconoscimento dello status di asilante. Il compito di Palazzo Estense si limitava al "patrocinio", necessario e indispensabile per accedere ai fondi messi a disposizione dal Fondo europeo per i rifugiati e dal Ministero dell’Interno. Di tutte le questioni organizzative e gestionali si sarebbe incaricata la cooperativa Farsi Prossimo. Tutto, in effetti, andò come da copione fino alla fine dello scorso anno. «Già a metà del novembre scorso – dice Roberto Guaglianone della cooperativa Farsi Prossimo – leggemmo tra le righe che il Comune, per questioni sue, non avrebbe rinnovato la collaborazione. Allora ci attivammo e inoltrammo richiesta per ricevere i fondi legati alla legge 40 che riguarda l’avvio di strutture d’accoglienza. Fortunatamente a metà gennaio ci è stato comunicato che la domanda era stata accolta: abbiamo ottenuto 318 milioni che ci permetteranno di mantenere aperta la casa di via Pola almeno fino alla fine dell’anno. Poi vedremo. Siamo impegnati a tutto campo per recuperare finanziamenti.» Ufficialmente la rinuncia del Comune di Varese è stata messa nero su bianco da una delibera di giunta verso la metà del gennaio scorso, solo all’indomani, dunque, dell’attivazione del nuovo canale di fondi. «Dei 63 progetti avviati su tutto il territorio nazionale, solo quello di Varese ha avuto questo strano epilogo – prosegue Guaglianone – Per esempio a Caronno Pertusella, dove esiste una giunta di centro destra, le cose vanno a gonfie vele, e così a Sesto Calende, dove il governo cittadino è di centro sinistra.» "Varese accoglie", nonostante l’uscita di Palazzo Estense, procede comunque spedita: il centro di via Pola è sempre "esaurito", vista, soprattutto, l’enorme attività dello sportello istituito a Malpensa. Attualmente sono presenti kossovari, curdi e africani. Ma la novità più importante è l’apertura di un appartamento nel centro città cosiddetto di "seconda accoglienza": «Il progetto, una volta ottenuto l’asilo, si prefigge lo scopo di integrare la persona. Abbiamo corsi di alfabetizzazione, di avviamento professionale, di conoscenza del territorio. E proprio in quest’ottica abbiamo aperto lo scorso primo marzo quest’appartamento, destinato ad asilanti che hanno già un’occupazione. Pagano un affitto calmierato nei primi momenti di assestamento. L’obiettivo finale è assicurare loro l’indipendenza senza gravare sul territorio.» Il progetto, dunque, si propone lo scopo di accogliere e sostenere i rifugiati finché ne avranno bisogno. Almeno fin quando ci saranno i fondi.
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