Complotto e verità. Iannece scrive ai giudici

Il piastrellista che due anni fa uccise l'operaio rumeno si difende citando l'antico sofista Gorgia

Si sta concludendo davanti alla Corte d’Assise d’appello di Milano il giudizio di secondo grado nei confronti di Cosimo Iannece, il piastrellista di Gallarate che, il 14 marzo di due anni fa, diede fuoco all’operaio romeno Ion Cazacu, che morì, dopo un mese di agonia, a causa delle gravissime ustioni riportate. Iannece  è stato condannato in primo grado, con il rito abbreviato, alla pena di trent’anni. 

Nel processo di Milano non è mancato qualche colpo di scena. L’imputato, sotto forma di una lettera indirizzata ai giudici, ha cercato di ripercorrere le tappe della propria vicenda, mescolandole a sconclusionate elaborazioni filosofiche, con citazioni "dell’antico sofista Gorgia", e ad  ipotesi di complotto. «Le parole mi sono apparse come macigni  scagliati per dividere e seminare discordia – scrive l’imputato – . Mi riferisco alle accuse che mi sono state rivolte dal sostituto procuratore Giuseppe Battarino del tribunale di Busto Arsizio. In concorso e/o favoreggiamento con i miei ex avvocati con i miei ex avvocati Cesare Dalmaso e Carmine Monaco e quant’altri seguono, ultimamente anche il Tribunale del riesame di Milano…»
Non è escluso che il sostituto procuratore generale, Bruno Fenizia, chieda la trasmissione al proprio ufficio della lettera per contestare eventuali reati. 
In udienza erano presenti anche  gli avvocati di parte civile, Ugo Gianangeli e Gigi Mariani
(Nella foto). Il primo rappresenta le due figlie di Cazacu, Alina e Fiorina, il secondo, i sindacati confederali . La sentenza è attesa per oggi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Luglio 2002
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