Un corteo per la pace senza simboli e vessilli

Quasi mille le fiaccole che si sono accese nel centro della città per dire no alla guerra

Qualcuno nella bandiera colorata della pace ci si è avvolto dentro, tanti l’hanno sventolata nell’aria e in molti hanno acceso candele e fiaccole che hanno illuminato ancora di più le strade del centro di Busto Arsizio. Tra ottocento e i mille sono stati i partecipanti al corteo per la pace e contro ogni guerra, che si è svolto nel tardo pomeriggio di oggi, martedì 10. Neanche gli organizzatori si aspettavano una partecipazione così numerosa, eppure quando la testa del corteo è arrivata in piazza Garibaldi la coda non era arrivata neppure in piazza San Giovanni. 
La manifestazione promossa a livello nazionale da Emergency, Tavola della pace, Libera e Rete di Lilliput, che hanno scelto la giornata della dichiarazione dei diritti umani per dire no ad ogni soluzione dei conflitti affidata alle armi, ha avuto così una risposta calorosa. Da piazza san Michele dove il corteo ha preso vita sino al Municipio, le strade del centro hanno visto sfilare famiglie intere, bambini e adulti e tanti giovani studenti delle scuole superiori che hanno dato vita allo spezzone finale della manifestazione. 
Tante le generazioni, ma anche composito  il cartello dei partecipanti. C’erano i gruppi studenteschi, i cattolici, l’associazionismo, le forze politiche del centrosinistra e i sindacati. Le uniche bandiere che sventolavano sopra le teste dei manifestanti però sono state quelle della pace e gli striscioni quelli Emergency. Nessun altro simbolo e nessun vessillo. È stata una scelta precisa dei promotori dell’iniziativa e che è riuscita a coalizzare in modo trasversale su un obiettivo comune: «un mondo basato sulla giustizia e sulla solidarietà e che ripudia la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati – come recita lo slogan della campagna di Emergency – chiediamo che l’Italia, di fronte alla minaccia di un attacco militare contro l’Iraq, non partecipi ad alcun atto di guerra, nel rispetto della Costituzione». Questo lo slogan della campagna "Fuori l’Italia dalla guerra" e amplificato dai megafoni che aprivano insieme allo striscione di Emergency, retto da alcuni ragazzini, la manifestazione.
«Avete capito benissimo lo spirito di questa iniziativa – ha detto in conclusione Giandomenico Crespi di Emergency – avete capito che scendere in piazza per chiedere un mondo senza guerra non necessita di simboli e bandiere, perché la realtà della guerra tocca tutti». «Questi numeri ci dimostrano che anche a livello locale la gente è convinta che esiste un’alternativa alla guerra basata sulla strategia dei diritti – ha invece detto Colombo segretario della Camera del Lavoro di Busto – eppure nonostante le parole d’ordine siano la pace e il no alla guerra, notiamo anche questa volta l’assenza dei nostri amministratori».
 


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Dicembre 2002
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