Commissione d’indagine: ora è prevista dallo statuto

La commissione di indagine sull'acquisto dell'ex Borri diventa una possibilità. Il consiglio ha modificato lo statuto comunale

La commissione d’indagine sull’acquisto dell’ex calzaturificio Borri è una possibilità sempre più concreta. La sua istituzione è da ieri sera, venerdì 28, compresa nello statuto comunale. Il consiglio comunale di Busto Arsizio ha infatti votato il testo definitivo che prevede la possibilità di istituire questi organismi di verifica.
La necessità di dotarsi di questo strumento e di apportare dunque una modifica allo statuto vigente si era resa necessaria quando nelle settimane scorse le opposizioni consiliari, centrosinistra e Rifondazione avevano chiesto di fare chiarezza sull’acquisto dell’edificio compiuto dalla giunta guidata da Gianfranco Tosi. «Ci sono delle irregolarità nelle delibere» aveva a suo tempo denunciato il consigliere Angelo Verga (Progressisti). Un dubbio che è stata condiviso a tal punto dal sindaco Luigi Rosa da spingerlo a portare in Procura le delibere sull’aqcuisto. Ma questo non era bastato alle minoranze che oltre a fare luce sulle presunte irregolarità ricercano le responsabilità politiche di chi aveva partecipato alle decisioni della giunta precedente e oggi siede ancora sui banchi dell’amministrazione comunale.
Questo è il percorso che ha portato giovedì sera la proposta di regolamento dei Progressisti e della Margherita in commissione bilancio, dove è stato discusso il progetto di modifica arrivando ad una sostanziale unanimità sul testo. Ma il lavoro della commissione consiliare è stato in parte inutile. Ieri sera il consigliere di Forza Italia Mario Crespi si è presentato in consiglio con un emendamento interamente sostitutivo. «Non c’è nulla di nuovo – ha detto il consigliere azzurro – solo un tentativo di accorpare organicamente la proposta dell’opposizione, gli emendamenti della Lega e i nostri». «Un gesto arrogante e indecente» ha tuonato invece Alessandro Berteotti, capogruppo della Margherita, per tutta la minoranza. «Perché convocare le commissioni consiliari, lavorare per raggungere l’unanimità per poi trovarci con proposte interamente sostitutive» hanno aggiunto. Tanto è bastato per mandare su tutte le furie i consiglieri dell’opposizione. Per ricucire lo strappo è servito un lungo lavoro che ha impegnato la maggior parte del consiglio comunale. «Un lavoro da commissione consiliare» ha detto poi qualcuno. Alla fine il consiglio comunale è riuscito a votare e lo ha fatto come in Parlamento, articolo per articolo.

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Pubblicato il 01 Marzo 2003
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