Cadavere nel bosco. Resta il giallo sull’identità
L'uomo trovato morto in via Lepetit non ha ancora un nome, mentre l'autopsia è stata rimandata
Resta un mistero l’identità dell’uomo ritrovato morto nei boschi di Gerenzano nella mattina di giovedì 29. Chi lo ha ucciso, ha voluto cancellare ogni elemento che potesse ricondurre alla sua identità. È stato picchiato a morte, forse con un bastone, e poi bruciato. L’obiettivo era quello di carbonizzare il corpo, proprio per rendere impossibile il riconoscimento. Il risultato non è stato raggiunto. Il cadavere alla fine presentava ustioni e i vestiti bruciati. Ma è bastato per rendere quasi impossibile recuperare le impronte digitali dell’uomo. Impronte che avrebbero consentito una ricerca negli schedari delle forze dell’ordine.
Sarà l’autopsia predisposta dal magistrato della procura di Busto Arsizio Cristina Di Taranto a dare delle risposte. L’esame autoptico era previsto per la mattinata di oggi, ma è stato rinviato a sabato.
Dell’uomo sono noti solo alcuni dati sulla fisionomia. Si tratta di un uomo magro, altro un metro e settantacinque, di carnagione chiara e sulla trentina.
Come si ricorderà l’uomo è stato ritrovato da un dipendente dell’Eni che stava svolgendo dei controlli sugli impianti del gas, i via Lepetit, una zona boschiva del comune. Il corpo era riverso su una via sterrata che si inoltra nel bosco, lontano dallo sguardo di automobilisti e passanti.
L’efferato delitto fa pensare ad un regolamento di conti eseguito nell’ambiente della prostituzione e della malavita, che in questa zona ha già registrato altri omicidi. Nel mese di febbraio era stato ucciso da due connazionali, Alex Koka, ventunenne di origine albanese, picchiato anch’egli e abbandonato poco lontano, nei boschi di Caronno Pertusella. In via Lepetit negli anni scorsi era stata invece uccisa una prostituta ghanese.
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