In banca con il burka. Le cambiano l’assegno solo se si “svela”

Presentarsi allo sportello della banca con un assegno da cambiare e il volto completamente coperto dal burka. Quale atteggiamento deve mantenere il cassiere? Dare il denaro senza battere ciglio o esigere che la donna, che porge carta d’identità e codice fiscale, mostri il volto e si faccia riconoscere? E’ uno dei problemi, veri e pratici, dell’integrazione.
A Varese non sono molte le donne che indossano l’abito più “castigato” del mondo: un “lenzuolo” (raramente colorato) che copre tutto il corpo, dalla testa ai piedi, senza lasciare nulla scoperto, né mani, né caviglie. E’ l’interpretazione più intransigente del Corano: altre si “limitano” a coprire la testa lasciando scoperto il viso oppure solo gli occhi.
La donna che invece, qualche giorno fa, si è presentata allo sportello della Banca Popolare di Bergamo – Credito Varesino a Varese, aveva anche gli occhi coperti da una fitta reticella. Accompagnata da un’amica che indossava solo il chador ha chiesto di cambiare un assegno. L’impiegato ha guardato assegno e documenti poi le ha chiesto di mostrare il volto. La donna ovviamente si è rifiutata. Rapido scambio di battute e il problema è stato risolto: la donna “velata” è stata accompagnata in una saletta riservata, da una impiegata della banca e solo a quel punto il confronto è stato possibile.
Nessun “caso”, fanno sapere da via Ugo Foscolo, sede della banca: forse è il primo episodio a Varese ma non certo in Italia ed esiste ormai un codice che prevede proprio questa procedura. Le musulmane si appartano con un’altra donna, impiegata della banca, e si passa alla verifica dell’identità. Nel pieno rispetto delle convinzioni religiose e della burocrazia.