La questione Lazzaroni finisce in Parlamento
Il senatore Tomassini chiede al Ministro Maroni quali provvedimenti si vogliano adottare per evitare la chiusura dell'azienda a Saronno
Dopo Comuni, Provincia, sindacati, la questione Lazzaroni finisce in Parlamento con un’interrogazione al Ministro delle politiche sociali, Roberto Maroni da parte del senatore Antonio Tomassini.
Nei prossimi giorni si attende la decisione della direzione dell’azienda su come effettuare la riorganizzazione. Diverse le ipotesi, compresa la chiusura dello stabilimento saronnese, tenendo in vita solo quello di Isola del Gran Sasso.
Lo scorso 17 aprile in un comunicato rilasciato appena appresa la notizia il presidente della Provincia Marco Reguzzoni aveva espresso la propria perplessità sulle strategie adottate dalla società saronnese. «Ritengo inaccettabile – dichiarava Reguzzoni – il meccanismo per cui, favorendo incentivi per investimenti nel Mezzogiorno, si inducono al trasferimento aziende radicate sul territorio, con conseguenze che ricadono negativamente sulle nostre zone».
Oggi si aggiunge l’interrogazione parlamentare del senatore Antonio Tomassini. Una interrogazione con richiesta di risposta scritta che ripropone le preoccupazioni della Provincia di Varese e chiede di conoscere «i provvedimenti che si intendono adottare al fine di scongiurare il pericolo dell’annunciato trasferimento della Lazzaroni» che, se confermato, produrrebbe «negative ripercussioni sia sul piano occupazionale sia su quello economico-sociale».
Lo stabilimento saronnese del marchio dolciario conosciuto in tutto il mondo rischia infatti, sottolinea Tomassini, «la chiusura e il conseguente spostamento della produzione nella sede distaccata in Abruzzo, a Isola del Gran Sasso». Proprio nella località abruzzese, già nel ’99, era stata creata una unità produttiva. Una prospettiva che getta una sinistra ombra di luce sul futuro dello storico marchio saronnese: sarebbero infatti un’ottantina i lavoratori a rischio, in una zona già fortemente penalizzata da una progressiva deindustrializzazione.
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