Il cielo sopra Varese

Varese – Cronaca di un battesimo dell'aria. In nome di Varesenews

Prima o poi doveva capitare. Era nell’aria, da quando ho cominciato a seguire le manifestazioni di 100 anni di volo. Volare su uno dei velivoli, che in questi mesi ho visto nelle varie manifestazioni della provincia o con “la scusa” del centenario del primo volo, sembrava quasi scontato.

Un appuntamento rinviato più volte: in particolare con gli idrovolanti della coppa Schneider e con gli autogiro di Vittorio Magni. Quasi un incantesimo negativo, o forse un pizzico di residua paura in un mondo che avevo affrontato, come molti, con un po’ di pregiudizio nei confronti degli appassionati di volo, che troppo spesso nell’immaginario collettivo sono dei ricchi annoiati e un po’ pazzi. Ma che molto più spesso si rivelano innanzitutto degli appassionati puri, che hanno magari cominciato da bambini a costruire aeromodelli, affascinati da queste macchine volanti e poi hanno seguito la passione fino a costruirsene o acquistarsene di veri, sobbarcandosi sacrifici economici e di tempo, pur di sentire l’aria in faccia e il mondo a qualche centinaio di metri sotto i propri piedi.

Un incantesimo che si è positivamente rotto solo ieri, complice un organizzatore certo della mia capacità di resistere emotivamente a questo battesimo, che mi ha cacciato un casco in testa, mi ha piazzato su un deltamotore biposto (“Sì, proprio uno di quei trabiccoli…”) e mi ha detto “Dai, scatta qualche foto da quassù, vedrai che farai un servizio più simpatico!”.

Il servizio è un disastro. Fare foto in volo è cosa da esperti, sia di fotografia che di aviazione, e il risultato di una cronista fotografa improvvisata alle prese con il suo primo volo “vero” (non di linea, tanto per dire) non poteva che essere tragicomico. Ma erano foto aeree: era vedere il ben noto lago di Varese da una prospettiva impensata, era sentire l’aria in faccia e i piedi staccati da terra. Una sensazione inspiegabile, che mi ha fatto capire però molti dei sacrifici, delle innovazioni tecnologiche del settore (spesso “incraponimenti” di appassionati che “smanettavano” in garage sul proprio velivolo alla ricerca di una soluzione migliore o più sicura per volare).

Il volo è sport, è ricerca scientifica e tecnologica, è sfida umana contro i propri stessi limiti, è ritornare bambini e sognarsi gabbiani o palloncini. Ed è parte della storia di questo territorio, così bello da vedere dall’alto. Tutto questo ho capito, dall’alto di uno dei “trabiccoli volanti” che vediamo spesso in particolare sul Lago Maggiore, nei due minuti di emozionato volo da cronista improvvisata di aviazione.

(E il risultato lo vedete qui sotto…)

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Pubblicato il 21 Settembre 2003
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