Prima sorrisi e strette di mano, poi visi contriti e arrabbiati. In mezzo parole grosse. L’incontro chiarificatore tra la Mastini Hockey, nuovo gestore del palaghiaccio, e gli ex dipendenti della passata gestione è andato così. A cercar di mediare per trovare una soluzione accettabile c’erano l’assessore Marco Caccianiga e il consigliere comunale diessino Fabrizio Mirabelli. Quasi due ore di confronto serrato negli uffici dell’assessorato: da una parte, i rappresentanti della Mastini Hockey con il presidente Castelli, Livio Galli e Busnelli, longa manus della famiglia Colombo; dall’altra, sei dei sette dipendenti non confermati o licenziati, come loro preferiscono definirsi. Nel passaggio di gestione l’accordo prevedeva, infatti, che dal 18 novembre 2003 alla fine di dicembre la società uscente, quella di Roberto Blumer (patron della Varese Hockey 89), avrebbe affittato il personale alla Mastini Hockey per dare continuità alla gestione del palaghiaccio. Alla fine di questo periodo la Mastini avrebbe dovuto decidere chi assumere e chi no. «Non c’erano impegni scritti – spiega Busnelli -, abbiamo fatto delle valutazioni per una gestione di impresa e non assistenziale. Per il bar abbiamo proposto ai due dipendenti una gestione diretta e la proposta è stata rifiutata. Per altre persone invece è venuto a mancare il rapporto di fiducia». Massimo Perrucchetti, portavoce dei licenziati, ricostruisce minuziosamente gli incontri avuti con il Comune e la nuova gestione. «Nella relazione della commissione sport dell’agosto scorso – dice Perrucchetti – si assicurava la continuità del personale dipendente preesistente e sulla convenzione è citato in maniera chiara». La questione della fiducia ritorna in ballo prepotentemente e i toni scadono. La Mastini afferma che ha assunto un ex addetto del ghiaccio che si è dimesso subito dopo. I lavoratori presenti smentiscono e chiedono la prova delle avvenute dimissioni. Altri invece non sarebbero stati assunti perché colpevoli di aver messo in giro brutte voci sulla società e i rumors da bar sport, si sa, possono giocare brutti scherzi. Qualcuno rilancia e dice che anche qualche giocatore, in vena di confidenze post partita, avrebbe fatto sentire le proprie doglianze sulla società. Le telefonate e i fax non calmano gli animi, anzi spunta l’ipotesi del complotto dei dipendenti, che avrebbero tergiversato per essere riconfermati in blocco. Caccianiga cerca di riportare la calma e i toni civili. Il confronto, però, diventa scontro aperto quando si apre la questione del custode del palaghiaccio, che è, tuttora, la cognata di Blumer. «Io ho sempre fatto il mio dovere e continuo a farlo – dice Nische Haink-, nonostante la società non mi abbia fatto sapere nulla. Abbiamo chiesto di rimanere fino a maggio per trovare un’altra soluzione». I maggiorenti della Mastini lo dicono apertamente: questo legame di parentela fa venir meno un rapporto di fiducia essenziale per quel ruolo. Busnelli, Castelli e Galli fanno più volte il gesto di andarsene. Alla fine se ne vanno e l’ultimo tentativo di strette di mano va a vuoto.
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