Novant’anni del Luce, oltre 600 persone accolgono il Cardinale
Incontro sul futuro della comunicazione al teatro di Piazza Repubblica. L'intervento dell'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi
«Come un pesce vive nell’acqua, oggi l’uomo vive nei media». Parole dell’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi che, di fronte a oltre 600 persone, è intervenuto all’incontro che si è svolto sabato sera al Teatro di Piazza Repubblica a Varese e avente come tema "Informazione e missione della Chiesa del terzo millennio". L’iniziativa è stata promossa dal settimanale cattolico locale "Luce" in occasione dei suoi 90 anni, festeggiati in concomitanza con la giornata del patrono dei giornalisti e scrittori San Francesco di Sale.
Un festeggiamento in grande stile per il settimane che, al suo esordio 90 anni fa, con 800 copie vendute a Varese e Luino, si sarebbe dovuto chiamare "Campo dei fiori". L’idea, però, venne subito abbandonata, scegliendo un nome che non collocasse territorialmente il giornale, ma che desse subito l’idea della sua missione.
«Oggi si celebra la storia di una testata radicata nel territorio e che ormai appartiene a tutti – ha spiegato monsignor Luigi Stucchi, vicario espiscopale di Varese -. Se Luce è il suo nome, far luce nelle coscienze è sempre stata la sua missione ed è oggi il motivo della sua esistenza. Ci auguriamo che questa testata abbia un futuro degno del suo passato».
Prima dell’intervento dell’arcivescovo ha preso la parola anche il direttore del settimanale, Saverio Clementi (nella foto): «È giusto celebrare il passato, ma i giornali devono guardare sempre avanti. Il panorama poi oggi è cambiato: se prima un settimanale cattolico poteva contare su un sicuro bacino, oggi i lettori vanno conquistati. Adesso bisogna pensare serenamente al nostro ruolo all’interno della società e mettersi costantemente in discussione. Soprattutto bisogna continuare a difendere i diritti di coloro che non hanno voce».
Ed è soprattutto sull’attualità che si è incentrato l’intervento del cardinale. «Siamo di fronte a un traguardo stimolante. Il Luce è ormai un punto di riferimento importante per la chiesa locale. Negli anni è stato capace di farsi voce delle varie opinioni della comunità». Ma secondo l’arcivescovo «oggi la sfida è ancora più difficile, la diffusione dei media è estesa, capillare, e rapida. Come un pesce che vive nell’acqua, oggi l’uomo vive nei media. È come una grande piazza popolare dove nasce la cultura degli uomini».
Secondo il cardinale Tettamanzi vi sono situazioni positive e negative di questa diffusione: «si favorisce il dialogo tra le culture, si sviluppa la consapevolezza di maggior dialogo tra i popoli. Tutto questo, però, comporta anche dei rischi, occorre l’esigenza della vigilanza. Ma non deve essere un termine che spaventa. La vigilanza è una virtù. Vi sono almeno tre rischi che oggi sollecitano la necessità di maggiore vigilanza. Il primo è che l’opinione si sostituisca alla verità. Il secondo è la caduta o la perdita dell’interiorità: la voglia di fare ascolti, di arrivare per primi, tendono a fa dimenticare la profondità degli argomenti. Per ultimo, ma non meno importante, è il rischio dell’omologazione: la tendenza dei media a porre tutto sullo stesso piano, facendo sparire le differenze qualitative tra un argomento e un altro».
«Oggi abbiamo moltissima informazione, anche troppa – ha concluso Tettamanzi -, ma abbiamo poca comunicazione che miri a puntare l’attenzione sulla persona e sulla dignità. Ogni persona deve essere in grado di formare una propria opinione».
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