Vedere l’anima dell’Africa attraverso una foto
Apre oggi e restano esposte fino a venerdì 3 dicembre presso le sale della Provincia le opere di Carlo Avveduto "Fotografo al servizio del volontariato"
Si apre ufficialmente oggi e resterà fino aperta fino a venerdì 3 dicembre presso le sale della provincia di Varese dalle 15 alle 18 , "Un viaggio oltre….": una mostra fotografica di particolare sensibilità che propone ritratti dell’Africa provenienti dalle zone più difficili, realizzati da Carlo Avveduto.
Avveduto, fotografo professionista dal 1973, presidente provinciale e regionale del Siaf CNA, lavora come volontario dal 1999 ed è consigliere dell’associazione "Amici dei bambini e delle mamme di Makoua" un’associazione che gestisce vari progetti di cooperazione e di sviluppo, approfittando dell’aiuto concreto – non di denaro ma di opere realizzate in loco – degli artigiani della Cna di Varese, che da oramai diversi anni si fanno coinvolgere in questo progetto di cui Avveduto non è solo il fotografo ma anche il promotore.
E che per questo vedeva l’associazione "in forze" all’inaugurazione avvenuta venerdì 26 novembre: erano presenti infatti non solo l’attuale presidente della CNA Varese, Daniele Parolo e il suo segretario Gianni Mazzoleni, ma anche il segretario regionale Fabio Binelli e il vicepresidente Nazionale Daniele Vaccarino.
«Questo progetto è la prova che gli artigiani non pensano solo a fare soldi, ma sono capaci di spendersi in prima persona» ha sottolineato Vito Tioli, presidente CNA all’epoca in cui Avveduto ha portato all’associazione la proposta di lavorare per i bambini di Makoua.
Un progetto nato dall’incontro tra Avveduto e Padre Arcangelo, il frate minore che segue il villaggio di Makoua, a cui lavori – e foto – sono dedicate. Un villaggio di cui Padre Arcangelo si è preso cura perché qualcuno ha detto che «lì i bambini sembrano dimenticati da Dio»: una frase che non poteva tollerare. Ora a Makoua c’è l’ospedale, l’acqua, persino una piccola fabbrica di mattoni: un altro mondo. Tanto che adesso a Padre Arcangelo tirano la giacca, perché lui, e l’associazione si spostino in luoghi più sfortunati, che non hanno nulla non solo di ciò che abbiamo, ma persino diu quello che buttiamo via. «Oggi sono andato a parlare a una scuola e ho chiesto ai ragazzini: “voi bevete l’acqua del rubinetto?” – spiega Padre Arcangelo – e loro mi hanno risposto “No, quasi mai, noi beviamo l’acqua della bottiglia…” “ebbene, gli ho risposto io, io vengo da un posto dove non solo non c’è l’acqua in bottiglia, ma l’acqua del rubinetto non esiste nemmeno”. L’Africa è un mondo totalmente diverso dall’occidente. Così diverso che non lo si riesce nemmeno a spiegare» .
Una sensazione che ha anche Carlo Avveduto, quando racconta dell’Africa: «Certe cose bisogna vederle. Finchè si tratta di cose che passano alla tivù, non se ne può essere coinvolti. Ma se si vede, non si può stare con le mani in mano». Per questo da alcuni anni, Avveduto è “fotografo al servizio del volontariato”, come lui stesso si definisce e prova, attraverso le sue fotografie, di portar qua un pezzo dell’Africa che vede.
Delle foto che “rendono l’idea” di quell’angolo di mondo che sembra dimenticato da Dio: «Bisogna essere capaci di cogliere l’anima delle persone e della vita là – ha commentato davanti alla foto Padre Arcangelo – E Carlo ci è riuscito: non ha semplicemente fatto la fotografia di qualcosa che vedeva, ma ha colto anche gli aspetti di una vita che è molto più dura, ma anche molto più semplice della nostra».
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