Porto Alegre, l’abbraccio del forum al presidente Lula

Prima giornata del Forum mondiale in Brasile. Platea di 12 mila persone allo stadio coperto 'Gigantinho'

"É il momento di tracciare una nuova geografia politica, commerciale e culturale, per l’introduzione di meccanismi democratici a favore della maggioranza dei Paesi poveri": quando il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva pronuncia queste parole con tono appassionato davanti alla platea del Forum, esplode il boato dei 12.000 che gremiscono lo stadio coperto ‘Gigantinho’ di Porto Alegre. Se questo intervento doveva essere un termometro della sua popolaritá – come ha scritto stamani il quotidiano locale ‘Zero Hora’ – il variegato e variopinto popolo del Forum Sociale conferma il caloroso abbraccio all’uomo che da due anni guida il Brasile.

"Saluto anche i compagni che non sono d’accordo con me" esordisce Lula, presente per lanciare l”Appello globale per un’azione contro la povertá, nel primo giorno dei lavori del Forum. Dagli spalti militanti del ‘Partido socialista e libertatore’ gli gridano "traditore", mentre fuori dallo stadio – blindato da imponente misure di sicurezza – attivisti di provenienza diversa cantano "Davos non é Porto Alegre". I pochi fischi dei contestatori sono sommersi da un olé-olé della stragrande maggioranza dei presenti. "Se non fossi qui non sarei cosí contento di aver assistito a questa dimostrazione civica di esercizio della democrazia e di impegno delle organizzazioni sociali per i problemi piú seri che l’umanitá abbia mai conosciuto" grida nel microfono il presidente, fasciato in un giubbetto bianco informale e camicia senza cravatta. Il pubblico – qualcuno ha atteso anche tre ore per poter accedere allo stadio – applaude ancora quando Lula spiega che oggi in giornata partirá per la Svizzera: "Al Forum economico di Davos diró le stesse cose che ho detto qui a voi". Parla a braccio, gesticola e si accalora quando si sofferma sull’integrazione tra i Paesi dell’America Latina – "sta migliorando anche grazie al presidente argentino Nestor Kirchner" – e sull’urgenza di allacciare nuove forme di rapporto con l’Africa. "Il Brasile – sottolinea Lula, con voce roca – é la seconda nazione negra al mondo dopo la Nigeria".

"Dico che stiamo avanzando, c’é una energia positiva e stiamo riuscendo a cambiare il mondo: questo é fonte di infelicitá per qualcuno". Prima di Lula, l’indiano John Samuel, direttore della campagna delle Nazioni Unite per il dimezzamento della povertá nel mondo entro il 2015, aveva denunciato "lo tsunami silenzioso che ogni giorno in Congo uccide migliaia di persone" mentre l’africana Couba Toure, del Mali, ha esortato a "smantellare le industrie dove la povertá viene prodotta". Dopo queste dure parole di denuncia, nello stadio ‘Gigantinho’riecheggia il saluto finale di Lula alle migliaia di partecipanti: "Sono il presidente del Brasile ma resto un militante della causa sociale".

(Emiliano Bos, da Porto Alegre per Misna.org)

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Pubblicato il 27 Gennaio 2005
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