Dove si parla di fontane, burocrati, pedoni e…Formigoni

Scacco al pedone

Come ti anniento psicologicamente il pedone non è il motto del grande scacchista Kasparov, ma l’azione, penso congiunta, di polizia locale e assessore alla viabilità Nicoletti, quello che ridusse il tratto piazza Motta-via San Francesco-via Bernascone-piazza Monte Grappa a una pista di go-kart solo perché una mattina si era svegliato così. Il pedone, questo avanzo tribale che tuttora si ostina a circolare senza l’involucro di tonnellate di lamiere al titanio, fuori dal suo recinto deve sostenere prove da decatleta: la più formidabile è quella dell’attraversamento ai semafori del grande incrocio delle stazioni, dove forse anche Cafu senza tacchetti o il medesimo assessore Nicoletti con ai piedi i calzari di Mercurio avrebbe difficoltà a farcela con un verde solo. Mia madre, ottantaduenne di gamba buona, venuta su con le Giovani Italiane, si è rassegnata da tempo a farlo a tappe, come quando da bambini si giocava a rialzo. Il verde dura esattamente 15”, l’anziano medio, la madre con carrozzina, l’invalido, si trova nel mirino del gippone dopo pochi passi e lì anche padre Pio ci avrebbe il suo bel da fare. In compenso il rosso sta fisso la bellezza di minuti 1 e 27”, naturalmente per dar tempo agli atleti di prepararsi sui blocchi di partenza.

Nicoletti bis

Anche Varese ha il suo patinoire e il merito è dell’assessore Nicoletti, uno che da bambino invertiva i sensi di marcia anche alla pista delle automobiline. Il grande nemico dei parcheggi si inventa la nuova piazza Beccaria e il buon Beccaria, così magnanimo in vita, a vedere il risultato sta pensando nell’aldilà di rivedere radicalmente le proprie convinzioni sui delitti e sulle pene. Emulo dei Cesari, il prode Nicoletti illeggiadrisce la piazza con una bella fontana, forse progettata da lui medesimo, visto che il senso dello spruzzo imbizzarrisce anzichenò e l’acqua finisce per le terre, ghiacciando per il freddo e fors’anco per la misera figura. Seguono scivolate con ammaccatura al posteriore nel migliore dei casi, alla cabeza nel peggiore, lamenti e accidenti al caro Alessio che provvede spargendo sale a quintalate con il risultato di aumentare il rischio caduta e lordare il bel pavimento della piazza, così felicemente pagato dai contribuenti. Risultato: lo zampillo chiuso d’ufficio e la fontanella, come una piccola tomba scoperchiata, attende la carcassa politica di chi l’ha progettata.

Giganti del pensiero

“Viviamo davvero in una città di giganti del pensiero”, mi dice un amico saggio alla notizia della nomina di Alberto Pedroli alla direzione dei Musei civici. “E’ come tornare indietro vent’anni, come se nulla nel frattempo fosse accaduto”. Pedroli, occhiale fumé, carriera di burocrate tranquillo, ricorda quei figli di papà laureati in medicina che alle presentazioni nei salotti si ritraggono un poco dicendo: “Sono medico, ma non esercito”. Lui, certo, ha vinto un concorso per dirigere un museo, ma ha l’aria di esser lì per caso, a firmare moduli di infinita inutilità e a girare per le sale del castello dando un’aggiustatina al quadro un po’ storto. Il new deal dell’assessore alla cultura assomiglia a uno sketch dei fratelli De Rege, non il remake con Campanini e Walter Chiari, ma quello con gli originali, molto più naïf.

Tutti meno tre

Oggi, si sa, tutto è dato per scontato, perfino il leggere su un manifesto di tre metri per due: Roberto Formigoni – il presidente di tutti. Con il punto, sissignori. In questo monito, a metà tra lo slogan da bordello e il finto populismo ecumenico, si cela l’ambizione totalitaria del Grande Casto che, guarda caso, riporta nel cognome le ultime tre lettere identiche a quelle di un altro imbonitore da fiera. Presidente di tutti chi? Tutti i lombardi? Tutti gli italiani? Tutti gli europei? Tutti gli abitanti del pianeta, animali compresi? Ho fatto un mini-sondaggio in casa: le mie due gatte sono d’accordo con me, di tutti meno tre.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Febbraio 2005
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