Lettera aperta a Sabrina Ferilli
Dicono che qualche giorno fa l’attrice Sabrina Ferilli sia stata attesa al varco dal solito petulante inviato di Cucuzza o trasmissioni similari; il quale, a microfono inastato, pare abbia posto alla signora la seguente domanda: «Lei sa chi è Costantino?». «Certo!» ha risposto pronta la Ferilli. E qui il prode si era già messo in posa, pregustando di aver colto in castagna un personaggio di sinistra attirato dal trash tv. Ma la signora è partita con un micidiale contropiede (tipo: Totti- Cassano- Montella-gol!) e ha anticipato l’intervistatore: «È stato il primo imperatore cristiano della storia». Gentile signora Ferilli, non so se leggerà queste righe, ma le posso garantire che il qui presente estensore è persona ammodino e con una vena di timidezza. Ma dopo aver udito le sue parole ho sentito un fremito salirmi da dentro, un imperativo categorico, un richiamo della foresta che mi spinge a urlare, quie ora, con quanto fiato ho in corpo: «A Sabbri’, beato chi te se pija!»
OIL FOR WHO?
Non so che impressione ne abbiate voi, ma qui a bottega la notizia della liason tra Formigoni e il regime di Saddam Hussein appare devastante. Certo, la grana non era nuova, ma le sconcertante vicinanza tra il presidente della Regione e gli uomini che brigavano per far soldi col petrolio del dittatore iracheno (fonte: Sole 24 ore e Financial Times), nel mentre il centrodestra si schierava con la missione di Bush, altrove e in altri tempi avrebbe scatenato un pandemonio. Soprende la prudenza con cui il competitor di Formigoni, Riccardo Sarfatti, si sia finora tenuto alla larga dalla questione. Sorprende anche la iattanza con cui Formigoni si è presentato ai giornalisti, che chiedevano una sua replica sulla questione. «Non sono ammesse domande» ha fatto intimare ai cronisti. Negli Stati Uniti, noto paese di comunistoni, la stampa lo avrebbe fatto a fettine.
QUALCOSA È CAMBIATO
A proposito di soldi e politica: con le regionali di quest’anno le campagne elettorali, dopo anni di vacche magre, sono tornate a essere dispendiose. Una volta il via alla competizione veniva dato con la collocazione degli appositi tabelloni di zinco sulle piazze di città e paesi; adesso i faccioni dei candidati campeggiano già da settimane su enormi cartelloni pubblicitari. Ripetiamo, da anni non si assisteva a un così brusco rialzo dei «costi della democrazia», alimentato anche dalle convention in giro per ville e centri congressi. Se questo paese coltivasse il vizio della memoria, si chiederebbe a ogni candidato immediatamente e pubblicamente di stilare un rendiconto credibile, non di comodo, delle loro spese elettorali.
BRETZELS AND WINE (TARALLUCCI E VINO)
Vi diamo una notizia: l’applicazione del decreto Salvapreviti, tra le sue molte vittime, farà cadere anche il processo Mani Pulite di Varese: dopo la sentenza di primo grado, l’appello non è ancora stato fissato e la prescrizione per i fatti che hanno devastato la vita politica della città, grazie alla nuova legge sarà un gioco da ragazzi. «Quel giorno organizzeremo un convegno, chiamando a rispondere i magistrati dei soldi fatti spendere allo stato e delle illusioni date ai cittadini» mi dice un amico avvocato. Avete capito bene: nonostante le inchieste abbiano dimostrato oltre ogni più ragionevole dubbio l’esistenza a Varese e in Italia di una corruzione dilagante, il problema non è che qualcuno ha commesso dei reati, ma che qualcuno ha indagato. E il grave è che, batti e ribatti, tale convinzione è diventata patrimonio di molti.
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