Crolla una fabbrica tessile ubicata in un edificio di nove piani: molti morti e centinaia di feriti
È successo a Palashbari, nel distretto industriale a una trentina di chilometri da Dhaka, capitale del Bangladesh
Undici vittime e centinaia di persone intrappolate sotto le macerie il bilancio provvisorio del crollo di una fabbrica tessile a Palashbari, nel distretto industriale a una trentina di chilometri da Dhaka, capitale del Bangladesh. L’edifico alto nove piani è completamente crollato su se stesso “come un castello di carte”, hanno riferito i testimoni, dopo che si è udita un’esplosione, probabilmente lo scoppio di una caldaia. Nella fabbrica erano presenti almeno 250 lavoratori per il turno serale, in gran parte donne. Sul posto sono in opera i soccorritori a cui si sono aggiunti i parenti di quelli rimasti sotto la montagna di macerie e macchinari; oltre a tentare di estrarre le persone – 55 sono state finora tratte in salvo – si cerca di fare arrivare aria nelle cavità sotto i detriti. In Bangladesh gli addetti al comparto tessile sono 1,7 milioni, in grandissima maggioranza donne. La periferia di Dhaka è punteggiata di decine di fabbriche tessili dove le operaie lavorano giorno e notte in condizioni molto difficili: “Spesso i turni arrivano a 12 ore, con soltanto mezza giornata di riposo alla settimana; lavorano fino a tarda notte senza ribellarsi perché sanno di poter essere licenziate per futili motivi, dato che sono in poche ad avere un contratto” aveva raccontato alla MISNA suor Julienne Haye-Smith, delle ‘Sorelle missionarie della Società di Maria’, in occasione della ‘Giornata internazionale delle donna’, ricorrenza nata secondo alcuni per ricordare un incendio avvenuto l’inizio secolo scorso in una fabbrica tessile negli Usa in cui morirono centinaia di immigrate. Suor Julienne, che svolge la sua missione a stretto contatto con le lavoratrici bangladesi ricordava che “vengono da famiglie molto povere; in prevalenza sono poco o per nulla istruite. Alla fatica del lavoro si aggiunge lo stigma della società perché vivono e lavorano fuori casa, lontano dai mariti”.
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