«Unire e non dividere, questo il futuro della Procura di Busto Arsizio»
Il Procuratore Antonio Pizzi ha preso possesso oggi del suo nuovo incarico alla Procura di Monza: ricordi e bilanci di sette anni a Busto
Dopo sette anni a Busto Arsizio il Procuratore della Repubblica Antonio Pizzi (a destra nella foto) si trasferisce a Monza. A succedergli sarà Francesco Dettori, in arrivo da Milano. Pizzi, tuttavia, sarà ancora a Busto il venerdì per i prossimi tre mesi e rimane "applicato", come si dice in termine tecnico, a due processi, uno dei quali è quello relativo ai delitti delle Bestie di satana.
Sempre disponibile, il procuratore uscente ha risposto a Varesenews sul suo "settennato" a Busto Arsizio e sui problemi incontrati nella gestione quotidiana, irta di difficoltà, della locale Procura.
D.: Quali sono stati i processi e le indagini principali che hanno impegnato la Procura dal ’98 ad oggi?
Pizzi: «Molti. Sicuramente su tutti quelli delle Bestie di satana, ma solo per citare i più recenti direi anche il caso Volare, i furti in aeroporto a Malpensa, il processo alla cellula islamista scoperta a Gallarate, e ultimamente le indagini sulla strage di Maddalena di Somma Lombardo».
D.: Che realtà ha trovato a Busto Arsizio in questi sette anni?
Pizzi: «Una realtà difficile, tipica dell’hinterland milanese, con una densità malavitosa notevole. Malpensa ha esacerbato un quadro già complesso, basti pensare che vi viene sequestrata droga a quintali nel giro di pochi mesi, ormai. In più il circondario di Busto è oggetto da tempo di consistenti infiltrazioni mafiose, che trovano alimento all’interno della numerosa comunità gelese, ma non solo».
D.: La condizione della Procura che oggi lascia non è delle migliori in termini di personale.
Pizzi: «Vero, perchè otto magistrati, cioè un procuratore e sette sostituti, non sono assolutamente adeguati a sostenere il carico di lavoro che i fenomeni criminosi sul territorio ci impongono. A Busto siamo pochi, pur essendo sempre agli onori della cronaca. È un punto da far comprendere: del resto i circondari giudiziari sono stati disegnati molti decenni fa, e sono ampiamente superati dall’evoluzione dei tempi. Il lavoro per i magistrati di Busto è pesantissimo, tanto che quasi tutti, dopo i canonici tre anni, cercano di farsi trasferire altrove. E ogni magistrato che lascia Busto, ovviamente, lascia un tesoro di competenze e conoscenze circa la realtà locale, oltre a moltissimi processi arretrati che non è stato materialmente in grado di condurre a termine».
D.: Da questo punto di vista secondo lei sarebbe auspicabile creare una nuova Procura specifica per Malpensa, magari a Gallarate?
Pizzi: «Al contrario direi che occorre unire, non dividere, e che va rilanciato il ruolo di Busto Arsizio. Un’idea valida sarebbe quella di accorpare il Legnanese al circondario della Procura di Busto, decongestionando Milano e al contempo avendo finalmente l’occasione di rimpolpare a dovere gli organici. Direi che con una quarantina di giudici e una decina di sostituti procuratori si potrebbe finalmente lavorare come si deve. Oltretutto l’edificio del nuovo Tribunale di Busto Arsizio, già pronto, consentirebbe questo ampliamento degli organici verso una dimensione più consona alle necessità del territorio».
D.: Di Busto cosa le resterà?
Pizzi: «Sicuramente il grande affetto, ricambiato, della città e del suo territorio».
D.: E a Monza, invece, cosa troverà?
Pizzi: «Un ufficio ben organizzato, che certo non manca di problemi come qualsiasi altra Procura italiana, ma che non vive difficoltà paragonabili a quelle di Busto»
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