Che succede dietro le facciate imperturbabili delle nostre case?
Il dolore, ma anche uno spunto di riflessione offerto da Enzo Laforgia, professore di Gianni, il maggiore dei due fratelli uccisi
Caro Direttore,
ho appreso quasi per caso la notizia della tragedia che ha colpito la famiglia Restivo. Conoscevo Gianni. Ero stato suo insegnante a Bisuschio per un solo anno. Eppure da allora ci incontravamo spesso. Era sempre lui a fermarmi con il suo modo di fare discreto ed il suo sorriso dolce e gentile. Ci incontravamo quasi sempre in Piazza Repubblica. Lui mi teneva aggiornato sul corso dei suoi studi, sui suoi interessi musicali, sui diversi percorsi dei suoi compagni di classe. Scambiare quattro chiacchiere con Gianni scaldava il cuore.
Aveva un naturale potere rasserenante. Sorrideva, facendo quasi ondeggiare la testa, e sembrava sempre che volesse chiedere scusa per avermi trattenuto a scambiare qualche parola. Parole che lui sussurrava appena, senza mai alzare la voce. Io gli chiedevo notizie di Claudio, cercavo di capire come fosse organizzata la sua vita da studente. Cercavo di non apparire come un vecchio ex insegnante in cerca di malinconici travestimenti giovanilistici. E spero sinceramente che lui non abbia mai percepito in me tali cedimenti. L’ho visto qualche giorno fa. Lui attraversava la piazza con ampie falcate, lo zainetto sulle spalle, la schiena dritta.
Non ho fatto in tempo a fermarlo e me ne sono subito rammaricato. Incontrare Gianni mi faceva bene.
Caro Direttore, mi sento frastornato. Sono indignato. Trovo profondamente ingiusto ciò che è accaduto. Faccio fatica ad immaginare la sofferenza che deve essere stata compressa chissà per quanto tempo sino ad esplodere in maniera così devastante. Ma che sta succedendo? Che succede dietro le facciate impeccabili ed imperturbabili delle nostre case? Fino a che punto si sono sfilacciate le relazioni sociali se non sono più in grado di offrire tutela, sostegno, protezione, vigilanza nei confronti delle sofferenze che maturano sino a marcire nello spazio solitario ed atomizzato della cella (non cellula) familiare?
Incontrare Gianni mi faceva bene. Ed ora sono molto arrabbiato perché non lo incontrerò più.
Enzo Laforgia
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