Papini: «Prima i playoff, poi si vedrà»
A tu per tu con il direttore sportivo dei biancorossi. «Il progetto della famiglia Sogliano è fatto per durare»
È ottimista Silvio Papini. Il direttore sportivo del "nuovo" Varese 1910 (nella foto) è pronto ad affrontare la lunga trafila dei playoff (sette partite, se tutto fila liscio) che vedrà impegnati i biancorossi. L’obiettivo è uno solo: scrollarsi di dosso il campionato di Eccellenza, male necessario per risalire la china e restituire alla città di Varese quel blasone e quella posizione che la scorsa estate si sono polverizzati dopo la scriteriata gestione dei Turri.
«Iniziamo a chiarire una cosa: il Varese è una società sana, sanissima, che paga gli stipendi con grande regolarità e che ha ogni conto a posto. Lo dico perché questo fatto assume sempre più rilevanza, anche in prospettiva futura: in fatto di bilancio, siamo da serie A». Papini non lo afferma apertamente, ma la speranza di tutti gli appassionati di calcio varesini è quella di ritrovare i biancorossi nel prossimo campionato di C2. Una specie di risveglio dopo un incubo durato un anno.
«Cominciamo a vincere i playoff di Eccellenza – frena Papini (foto sotto: insieme a Criniti) – un risultato che non è scontato. Potremo trovare sul nostro cammino squadre forti come la Tritium, dove giocano gli ex varesini Cavicchia e Borghetti, oppure i piemontesi del Canelli, guidati da Fuser e Lentini. Poi inizieremo a pensare al futuro e ad un eventuale ripescaggio in C2. E qui le valutazioni sulla stabilità societaria saranno fondamentali».
Il progetto del Varese 1910, nato in tutta velocità la scorsa estate, è comunque improntato alla risalita nelle serie maggiori. «Sì: il progetto varato dalla società ed in particolare dalla famiglia Sogliano e dal presidente Maroso mira proprio a riportare a Varese il calcio di buon livello. Parlo dei Sogliano perché è grazie a loro se questa squadra esiste ed ha delle prospettive. Non è un mistero che Varese potrebbe tornare ad essere un vero laboratorio per giovani in rampa di lancio. Sehic, arrivato dal Chievo, è un primo esempio; il centrale messicano Mario Humberto Garcia Caboara che sta muovendo i primi passi in biancorosso è un secondo nome da tenere d’occhio, al pari del giovane croato Azdaip. Garcia l’anno scorso ha giocato in serie B argentina, nel Central de Cordoba, tanto per capire di chi stiamo parlando».
Varese che forse, oltre ad una categoria più consona, avrebbe bisogno di uno stadio differente dal glorioso ma vetusto Franco Ossola. «Che lo stadio denoti dei problemi di visibilità e di organizzazione è evidente. Quarant’anni fa si giocava e ci si allenava nelle stesse condizioni. Però, ovviamente, ora la società non può occuparsi di questo anche se ci auspichiamo che presto o tardi qualcun’altro inizi ad occuparsene. Più in generale stiamo affrontando i problemi ed i bisogni dando priorità all’aspetto sportivo. Quando su questo piano tutto filerà liscio inizieremo a pensare a tutto ciò che sta attorno, a partire con un sito internet e alle problematiche di marketing e comunicazione».
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