Sfioriamo il ridicolo
Non ci occupiamo di politica nazionale. Tanto meno ci scriviamo sopra editoriali, ma stavolta si è superato ogni limite sfiorando il ridicolo.
Ieri sera un Vespa agitatissimo era quasi scocciato di dover trattare dell’ennesimo rapimento di un’Italiana in terra islamica. C’era Catania e perdere la prima parte della trsmissione era davvero imbarazzante.
Lo stesso tipo di imbarazzo che ha provato ogni italiano di buon senso nel vedere cosa non è emerso da quest’ultima tornata elettorale.
Il centrodestra è due anni che le prende di santa ragione riuscendo a perdere non solo 11 regioni su 13 (e prima c’era stato già il Friuli), ma di tutto. Ogni supplitiva per il Parlamento erano dolori, (perso il seggio numero 3 di Milano appartenente a Bossi). Le provinciali non parliamone, dopo Roma la Casa delle libertà ha perso anche Milano. I comuni sono andati tutti o quasi al centrosinistra. Poi ci sono state le provinciali anche in Sardegna. Altra Caporetto. Le tv si sono comportate sempre in modo indegno. I risultati delle ultime elezioni sarde sono state date in due minuti da tutte le reti Rai e qualcuna Mediaset se ne è perfino dimenticata.
E così siamo arrivati a Catania: la madre di tutte le battaglie. Ma ci si rende conto del ridicolo? Per primo il premier che racconta osannante che quando scende in campo lui…
Tremeranno i milanisti perché magari con il Liverpool lascerà Kaka’ in panchina per prenderne direttamente il posto.
La Casa delle libertà perde consensi ovunque e ci sarà anche un motivo. Il motivo che non si capisce è perché i giornalisti siano sempre così proni al potere.
A proposito, in Sicilia la Casa delle libertà ha vinto in 5 comuni a fronte dei tre del Centrosinistra (tra questi Enna). Due comuni vanno al ballottaggio. Un’elezione che conferma quindi gli equilibri precedenti. I signori romani e i loro giornalisti vadano poi a leggere i risultati dei partiti. Forza Italia, An e Udc a Catania perdono il 21% dei consensi (erano al 49,7% nel 2000 e ora sono al 27,8%)riuscendo a riconfermare il proprio sindaco di un soffio solo grazie alla molteplicità di liste più o meno civiche. Se la riscossa del Paese deve ripartire da qui, auguri Italia.
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