Ultime pagine tranquillizzanti
In un precedente articolo mi riferivo a “Collapse”, un libro del professor Jared Diamond, che illustrava come diverse nazioni dei tempi passati e presenti avessero causato la propria distruzione. Citavo gli esempi dell’Isola di Pasqua e del Montana. Ne ero uscito depresso e scoraggiato. Aspettavo di essere tranquillizzato nell’ultimo capitolo del libro, come l’autore aveva anticipato, e poi avrei riferito.
In conclusione i fattori che rendono il modo di vita dell’uomo insostenibile per il mondo sono i seguenti:
1. La distruzione a ritmo accelerato dell’habitat naturale, tra cui la deforestazione è l’aspetto più grave.
2. Il consumo delle riserve di proteine animali naturali. Pesci e molluschi si stanno esaurendo e l’habitat marino viene distrutto. L’allevamento di pesci non sembra risolvere il problema: essi sono nutriti con farine di pesce pescato e ci vogliono venti chili di mangime per avere un chilo di pesce da immettere sul mercato.
3. La riduzione della diversità biologica di animali e piante. La vita naturale è un miracolo di interconnessione ed equilibrio; il suo sbilanciamento può portare risultati nefasti.
4. I terreni agricoli sono erosi dall’acqua e dal vento a un ritmo da 10 a 40 volte quello della loro formazione. La loro erosione è da 500 a 10.000 volte quella dei terreni coperti da foreste.
5. Le maggiori fonti fossili di energia della terra si stanno esaurendo. L’opinione prevalente è che le riserve di idrocarburi attualmente conosciute dureranno per qualche decennio. Poi bisognerà fare le estrazioni in situazioni sempre più difficili a un costo sempre maggiore.
6. Le riserve di acqua dolce si stanno riducendo.
7. Le risorse di sole per la fotosintesi clorofilliana stanno raggiungendo un limite anch’esse.
8. L’industria sta inquinando aria, terreni, oceani, laghi, fiumi con prodotti tossici di difficile, o praticamente impossibile, smaltimento e neutralizzazione.
9. Intenzionalmente o no abbiamo trasportato specie animali o vegetali in habitat che non erano abituati ad esse, con conseguente infestazione e distruzione di animali e vegetali locali.
10. Le attività umane producono gas che o distruggono lo strato protettivo di ozono o, assorbendo raggi solari, creano l’effetto serra da cui consegue un aumento della temperatura terrestre. Resta il dubbio riguardo la grandezza di questo riscaldamento nel prossimo secolo: 1,5 o 5 gradi centigradi? Le conseguenze saranno sia lo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai che metterà in crisi le risorse idriche, sia l’innalzamento degli oceani.
11. La popolazione aumenta, con conseguenti maggiori necessità di cibo, spazi, acqua, energia e altre risorse. Vi sono dubbi circa il livello al quale la popolazione si stabilizzerà (due volte l’attuale?) e tra quanto tempo questo avverrà (30 anni? 50 anni?).
12. Non solo la popolazione aumenta, ma migliora il suo tenore di vita, e quindi il suo impatto ambientale (le risorse consumate, i rifiuti generati). In media un cittadino dell’Europa occidentale, dell’USA, del Giappone consuma 32 volte più risorse fossili e genera 32 volte più rifiuti di un cittadino del terzo mondo. Il tenore di vita occidentale è perseguito da tutto il mondo globalizzato.Potremo sostenerlo?
Finalmente a pagina 521 (restano solo quattro pagine alla fine del libro) viene citata una domanda spesso rivolta all’autore: “Jared, sei ottimista o pessimista riguardo il futuro del mondo?” La risposta è: “Sono un cauto ottimista. Mia moglie ed io abbiamo deciso diciassette anni fa di avere figli perché vedevamo motivi di speranza”.
E aggiunge che le cause determinanti la crisi globale dipendono dall’uomo, e quindi l’uomo può rimuoverle. All’origine della nostra possibilità di soluzione sono due comportamenti da cui può dipendere il successo o il fallimento: la programmazione a lungo termine e la riconsiderazione dei valori di base.
Ho dei dubbi sulla capacità di programmazione a lungo termine. Tornando al nostro particulare mi viene immediato il riferimento all’Alfa di Arese e all’ipotesi di farne un centro di progettazione di automobili a ridotto impatto ambientale. Non se ne è fatto nulla. E ho dei dubbi sulla possibilità di riconsiderare i parametri dei valori di riferimento. Penso agli scontri sulla procreazione assistita, sul controllo delle nascite, sull’industria degli armamenti, sulla immigrazione, sulla tolleranza religiosa.
Altro modo di tranquillizzarci. Ne parlavo con un amico che ha chiesto: ma sarà poi vero? E si è dedicato ad altre incombenze.
Cerchiamo tuttavia di essere cautamente ottimisti. Teniamo d’occhio l’evoluzione dei fatti e ragioniamo, almeno individualmente, secondo prospettive di lungo termine verificando i valori alla base della nostra civiltà.
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