«Olimpias come il calzaturificio di Varese»
Nel corteo dei manifestanti anche i pensionati, i dipendenti della Pubblica Amministrazione e i lavoratori immigrati
Erano i due settori del corteo più “rumorosi”: forse perchè a guidarli c’erano soprattutto donne o forse perchè sono due categorie pesantemente penalizzate dalla Finanziaria e dai tagli agli enti locali. Sono i pensionati e i lavoratori della Pubblica Amministrazione che a suono di fischietti e slogan hanno animato l’ora e mezza di corteo, andando poi a mettersi con i propri striscioni in prima fila di fronte al palco dei relatori. Insieme a loro anche i lavoratori della Olimpias di Cassano Magnago che occupano l’azienda da circa un mese dopo che il 19 ottobre ha dato l’annuncio della chiusura e i rappresentanti sindacali dei lavoratori immigrati.
I primi dopo le segreterie generali, i metalmeccanici e i sindaci intervenuti erano i pensionati, che, spiega il segretario varesino di Spi-Cgil Florindo Riati, «hanno deciso di interrompere per la mattinata il congresso provinciale per essere qui in prima fila a manifestare. Dopo quattro anni i nostri problemi non si sono affatto risolti: il costo della vita cresce, mentre le nostre pensioni rimangono sempre allo stesso livello». A tenere però in bella mostra il loro striscione sono sei donne che non è esagerato definire agguerrite, Alda, Wilma, Rita, Vittorina, Graziella e Loretta, oltre a Piergiorgio che le prende in giro dicendo, «sono qui per tenerle d’occhio. Hanno voluto la parità, ma senza di me si perdono».
«Queste riforme ci spaventano –raccontano – ma non vogliamo stare fermi a guardare mentre le nostre pensioni perdono potere d’acquisto e il futuro dei nostri figli è sempre più incerto. È anche a loro che dobbiamo pensare per assicurare una prospettiva di vita. Siamo quindi pronti a lottare, anzi il nostro destino sembra fatto di lotte. Quando partecipavamo agli scioperi degli anni settanta non pensavamo che dopo 35 anni ci saremmo trovati di nuovo in piazza a manifestare con questa forza per i diritti dei lavoratori».
Dietro di loro sfilavano i dipendenti del pubblico impiego guidati dalla segretaria di categoria per la Cisl, Daniela Ferla: «contratto subito» e slogan in rima contro il Governo erano i loro leit motiv. «Scioperiamo contro la Finanziaria – spiega Giomi Almerinda, dirigente del comparto sanità sempre per la Cisl – che colpisce il pubblico impiego sia attraverso i tagli agli enti locali che attraverso la penalizzazione del lavoro precario. Da questa manovra esce infatti indebolito il settore del sociale, che colpisce quindi l’occupazione nel settore pubblico».
In strada a manifestare questa mattina c’erano anche il coordinamento immigrati Cgil Varese e l’Anolf della Cisl ((Associazione Oltre le Frontiere). «La nostra è una partecipazione cittadina – precisa Jacques Amani della Cgil – perchè come lavoratori abbiamo gli stessi diritti degli altri. È però vero che rispetto ai lavoratori italiani abbiamo altri problemi che aumentano i nostri disagi. In questi quattro anni non è stato fatto niente per migliorare le nostre condizioni ed è anche per questo che oggi siamo qui». L’importante quindi è «farsi vedere e partecipare – come spiega anche M’hammed Sayaih dell’Anolf -. Per altre vie non abbiamo ottenuto niente da questo Governo e abbiamo deciso di far vedere che comunque siamo presenti in questa società. La partecipazione a questo sciopero è il metodo che abbiamo scelto per chiedere di non essere ulteriormente ostacolati a livello legislativo nel difficile processo di integrazione che affrontiamo ogni giorno».
Singolare anche la protesta di due lavoratrici dell’Autogrill di Malpensa che lamentavano il taglio del parcheggio per i dipendenti. «Quando siamo state assunte – spiegano Emanuela Doggi e Annarita Capitale – ci chiedevano di essere automunite e nel contratto era compreso anche il parcheggio per la macchina, lo stesso che usano i viaggiatori. Qualche tempo fa ci hanno consegnato un foglio in cui ci chiedevano di pagare 80 euro per accedere al parcheggio dell’aeroporto, ma non solo, inq uel foglio si dicevea che tutte le variazioni future ed eventuali sarebbero state a nostro carico. Un contratto a 40 ore guadagna 980 euro al mese, un part time 750 euro, come si fa a chiedere di decurtarne altri 80 e poi il lavoratore deve essere messo in condizione di lavorare.»
Si sono invece presentati con un loro striscione i lavoratori dell’Olimpias. Prima dell’intervento conclusivo di Lucio Saltini, ha preso la parola sul palco anche un delegato sindacale delle Rsu (Rappresentanza sindacali unitarie) dell’azienda. «Vogliamo che la politica faccia finalmente il suo dovere e si muova nella nostra direzione».Solidale con loro anche il consigliere regionale indipendente di Rifondazione Comunista Mario Agostinelli. «I lavoratori dell’Olimpias hanno aperto il corteo, il caso di questa azienda è emblematico di una crisi industriale del Paese con gravi responsabilità imprenditoriali e politiche. Dietro il caso Olimpias c’è il gruppo Benetton che come aveva già fatto in passato ha svuotato di ogni contenuto professionale ed economico quella realtà. A Varese Benetton lo aveva fatto con il calzaturificio di Varese e il marchio Divarese».
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