Il bullismo si combatte con la prevenzione
Da cinque anni, l'Ipsia Parma attua il "progetto bullismo". Si tratta di interventi mirati a prevenire fenomeni di prevaricazione e ad aiutare i ragazzi più fragili
Nelle scuole il fenomeno "bullismo" c’è sempre stato. È inutile negarlo. Negli ultimi anni sono aumentati i casi, ma forse soltanto perchè c’è maggiore consapevolezza, se ne parla di più, si intensificano gli sforzi per prevenire o per recuperare casi singoli.
All’Ipsia Parma di Saronno, da cinque anni il "Progetto accoglienza", destinato ai ragazzi del primo anno, si è trasformato in "Progetto Bullismo": «La prevenzione è l’arma più efficace per mantenere il fenomeno sotto controllo – spiega il vicepreside Alberto Ranco – Noi abbiamo dedicato una funzione obiettivo ( un docente) al tema che, in un istituto professionale com’è il nostro, è certamente presente».
Attraverso un questionario distribuito agli studenti del primo biennio, i docenti danno un volto al fenomeno riuscendo ad individuare politiche mirate: « Il primo questionario viene compilato ad inizio anno. Poi lo riproponiamo a marzo. Dal confronto dei due dati esce il quadro di riferimento su cui avviamogli interventi. Uno è il docente responsabile, ma tutti i colleghi, soprattutto dei primi due anni, sanno di essere responsabilizzati nell’attività di prevenzione, recupero o controllo di casi a rischio».
L’istituto, come tutte le altre scuole di Saronno, si avvale della consulenza di un’associazione specializzata, finanziata dall’amministrazione comunale, che affronta la questione del bullismo, della prevaricazione e della difficoltà di relazione degli studenti. «Con il gruppo Radici attuiamo interventi rivolti a classi intere, per discutere del fenomeno, a singoli ragazzi, che possono evitare sanzioni disciplinari svolgendo attività socialmente utili ( come la pulitura dei motori nell’officina meccanica) a gruppi di giovani per un approccio psicologico».
Lo sforzo, che richiede anche un aggiornamento costante da parte del personale docente, ha dato i primi risultati: « Tre anni fa avevamo raggiunto il picco – ricorda il vicepreside – da allora le cose sono migliorate e ogni anno vediamo miglioramenti. I comportamenti prepotenti o preponderanti sono diffusi soprattutto tra i ragazzi che arrivano nella scuola. Il biennio è il momento più delicato. Poi gli studenti migliorano, anche per una maturazione personale. Rimangono casi isolati, ma di solito questi soggetti abbandonano la scuola».
L’Ipsia punta molto sull’educazione alla convivenza, anche in classe si discute di comportamenti, atteggiamenti, le regole vengono ben fissate su cartelloni. Dai risultati pubblicati sul sito internet della scuola, non sembra che il bullismo sia sentinto come un fenomeno pericoloso. Dalle risposte traspare, più che altro, un atteggiamento di diffidenza, la convinzione che la soluzione migliore sia "farsi gli affari propri". Una tendenza che la scuola vuole combattere, partendo proprio dalle discussioni di classe.
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