Chiappe da 2.200 euro
Dove si interroga uno specchio, ci si scopre un po’ tutti come Antonella e un po’ meno garantisti
Godetevela finchè siete in tempo. Uscite la sera a cena, andate a ballare, gozzovigliate. Divorate libri, film, cd musicali perché fra un po’ la pacchia è finita e, secondo quanto raccontano giornali e leader politici della destra, precipiteremo in una cupa dittatura comunista, guidata dal pugno di ferro di Giorgio Napolitano. Siccome anche nella tragedia peggiore non manca mai la scintilla del ridicolo, i Giovani Padani hanno pensato bene di schierarsi al valico del Gaggiolo, annunciando a chi entrava in Italia il benvenuto nell’ultimo baluardo comunista d’Europa, Bielorussia a parte. Davvero non sappiamo se questi tizi, la mattina quando si svegliano e si lavano i denti, ripetono alla loro immagine allo specchio “Vivo in una dittatura comunista”. Questo è il meno. Interessante sarebbe conoscere la risposta dell’immagine riflessa nello specchio.
LA STORIA SIAMO NOI – Si firma con il semplice nome di battesimo – Antonella – senza specificare il cognome; e questo dà ulteriore forza alla sua denuncia. In una lettera a Varesenews Antonella ricorda, reduce dal faccia a faccia tra i candidati sindaci di Varese Conte e Fontana, che la città non è solo il centro, non sono solo i commercianti, non sono solo i circoli ristretti tipo Lions o ordini professionali. C’è l’infinita anonima città delle periferie, dei pendolari, di chi non è incasellabile in nessuna categoria ma vota, lavora, vive. Ecco, è esattamente questa città, che poi è la magna pars di Varese, che rischia di non essere intercettata dalla campagna elettorale, di rimanere assurdamente senza peso e senza voce. Ma è anche quella che deciderà per un verso o per l’altro l’esito delle prossime elezioni. Antonella dice anche che quelli come lei ci mettono del loro, rifiutandosi pervicacemente di partecipare e intervenire nella vita pubblica, di darsi un volto una voce e un nome. E’ una delle lettere più belle e partecipate che si siano lette negli ultimi tempi sui giornali.
PROPRIO NON VI ENTRA NELLA CAPOCCIA…- La condanna a tre anni dell’ex vicesindaco di Saltrio Giuseppe Franzi, persona bonaria e generosa, ha sorpreso un po’ tutti. Ma se permettete, sempre più sorprendenti sono le reazioni che seguono a episodi tristi come questo. “E adesso che nessuno cavalchi politicamente questa notizia” annuncia Rete 55 dopo aver dato la notizia con mille distinguo e cautele. Siamo come sempre all’affermazione del “nessuno è colpevole fino alla condanna definitiva”. D’accordo, ma a parte il fatto che in questo modo si continua a considerare i pm e i giudici di primo grado come un branco di somari, perché mai un candidato che incappa in una condanna per reati contro la pubblica amministrazione dovrebbe essere un fatto marginale e non uno su cui invece seriamente riflettere, visto anche che non è certo il primo? Fai il garantista oggi, fai il garantista domani, siamo arrivati all’inverecondo spettacolo del corteo di auto blu, cariche di deputati e senatori, in coda davanti a Rebibbia per andare a baciare la pantofola al detenuto Cesare Previti.
CHIAPPE D’ORO – Il nostro amico Gigi, aficionado lettore nonché suggeritore di alcuni brillanti post it, ha colpito ancora: ci segnala che la vetrina di una boutique del centro di Varese esponeva in questi giorni un paio di jeans del modico valore di 2.200 euro. Cioè, quasi 5 milioni del vecchio conio per infilare il didietro in un indumento che trovi, senza girarci troppo attorno, su qualunque bancarella? Per quella cifra, come minimo, pretendo in cambio, oltre ai jeans anche il numero di cellulare di Jennifer Lopez, in fremente attesa di una chiamata. Il fatto è che quando il quipresente è andato a sbirciare la vetrina, quel grazioso capo non c’era più. “Ti giuro che è come ti ho detto” replica Gigi e c’è da fidarsi ma il quesito è un altro: i jeans sono spariti perché ritirati per pudore o perché qualche gonzo li ha acquistati? Avendo a cuore il bene dell’Occidente, non sappiamo cosa augurarci.
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