La Lega sconnessa

A giochi fatti viene facile dire che Rizzi era l’uomo vincente. Quando Massimo Ferrario quindici giorni fa ha annunciato di candidarsi, le cose sembravano messe in un altro modo. L’ex presidente della Provincia aveva ricevuto l’investitura dai big del partito. E invece ha incassato una sonora sconfitta. Un altro segnale del cambiamento di pelle della Lega. Una Lega però sempre più difficile da decifrare. Senza entusiasmo, e le parole del neo segretario sono lì a testimoniarlo. Ma quello che più colpisce è l’ormai consolidato scollamento tra la periferia e i vertici nazionali. Riferimenti geografici che nel caso del Carroccio lasciano il tempo che trovano perché spesso questi coincidono.
La sconfitta di Ferrario sancisce, se mai ve ne fosse stato bisogno, la fine della nomenclatura, che però conserva intatto il proprio potere almeno fino alle prossime elezioni della segreteria nazionale e per la durata della legislatura parlamentare.
Un voto, quello di Varese, che non può esser liquidato con alzate di spalle perché, soprattutto in assenza di un ruolo di Bossi, le lotte interne diverranno sempre più dure.
Rimane però un enigma. E se tutto questo fosse solo il canto del cigno? E se Binelli, Rizzi, e quello che andrà in via Bellerio si ritrovassero solo una scatola vuota?
Una domanda che rischia di turbare i sonni di non pochi leader del Carroccio, sempre più orfano di Bossi e in difficoltà di strategia.
E questa volta non ci saranno la miriade di posti di governo e sottogoverno a garantire tanti personaggi. L’ex sindaco Fumagalli rischia di essere uno degli ultimi a beneficiare di questo sistema grazie alla sua “amica” Moratti e agli accordi politici sul Comune di Milano.
Ma forse chi ha appoggiato e portato alla vittoria Rizzi questo lo sa e pensa proprio di far ripartire la Lega dalle origini.
Ma i tempi sono cambiati, ed è difficile suonare sempre la stessa musica facendo credere che qualche accordo nuovo faccia una nuova sinfonia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Novembre 2006
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