La “Garda” allagata, danni per milioni di euro
Dopo il nubifragio degli scorsi giorni si fa la conta dei danni nell'azienda tessile samaratese: distrutti milioni di capi e macchinari al piano interrato dello stabilimento. Si prospetta la cassa integrazione
Tonnellate di scorte, prodotti finiti e macchinari sparsi per tutto il capannone, fanghiglia ovunque; gli impianti fissi danneggiati dalla furia delle acque: lo scenario che si apre entrando nei padiglioni della Garda, storica azienda tessile samaratese, è desolante e impressionante. Impressionante come l’entità del danno subito, valutabile in milioni di euro; desolante come le prospettive per il futuro.
Il disastro è stato scoperto dal custode martedì sera (la ditta è chiusa per ferie), quando la pioggia cadeva copiosa da ore sul gallaratese e solo oggi, venerdì 24 agosto, si può fare una prima stima dei danni: la massa d’acqua si è incanalata lungo le rampe carrabili di accesso al piano interrato e ha travolto i portoni in metallo, penetrando all’interno. I reparti sono stati sommersi sotto più di tre metri d’acqua. «L’Arno non c’entra in questo caso, non c’è stata la minima esondazione. Quel che è successo è frutto solo delle eccezionali piogge di questi giorni», spiega sconsolata Rosi Garda, titolare dell’azienda. Oltre alle scorte e a più di un milione di capi già pronti per essere venduti, acqua e fango hanno devastato i macchinari, i server dell’azienda, gli impianti fissi (antincendio, montacarichi) e hanno invaso la centrale termica e la cabina di trasformazione della fabbrica: «Stiamo ancora quantificando i danni, ad oggi si può fare una stima intorno ai 6 milioni di euro», commenta la Garda.
Nella notte tra martedì 21 e mercoledì 22 agosto i titolari hanno preso visione della situazione, presente anche il vicesindaco di Samarate Paolo Bossi oltre a Vigili del Fuoco e uomini della Protezione Civile. L’acqua si è poi ritirata la mattina successiva, non è stato neppure necessario intervenire con pompe idrauliche, nonostante i prati circostanti e l’Arno potessero eventualmente assorbirla. Lo scenario di devastazione ha dato subito l’idea degli ingenti danni provocati dalle acque: la produzione, spiegano, potrà riprendere solo tra un mese, dopo la metà di settembre nelle ipotesi più ottimistiche, una volta ripristinate le linee di produzione. Per ora dipendenti di una azienda esterna stanno rimuovendo le tonnellate di detriti e materiali accumulati, sotto la direzione dell’architetto Paggiarin dello studio CP Architettura, che si stava occupando della costruzione del nuovo capannone dell’azienda (segno che l’azienda è in continua crescita), il cui cantiere è stato invaso anch’esso dall’acqua.
Il piano superiore dello stabilimento, che ospita gli uffici della Garda, non è stato minimamente danneggiato, ma ad oggi mancano energia elettrica e impianti informatici. I dipendenti del settore commerciale ed amministrativo, quando rientreranno dalle ferie, riprenderanno subito il lavoro. Per gli operai del settore produttivo, invece, si prospetta la cassa integrazione, in attesa del ripristino delle linee.
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