Arlecchino servitore sul palco delle Arti

Uno spettacolo simbolo del teatro italiano per festeggiare il quarantesimo della stagione del Teatro delle Arti

La prima rappresentazione risale a sessant’anni fa, nel luglio del 1947. Da allora l’”Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni per la regia di Giorgio Strehler è stato rivisto e ripensato una dozzina di volte, ma resta uno spettacolo simbolo del teatro italiano. Uno spettacolo di pregio che va in scena alle Arti martedì prossimo, uno degli eventi organizzati per celebrare i quarant’anni della stagione del teatro gallaratese

Un Arlecchino agile e sfrontato, nervoso e divertente, impersonato da un attore di quasi ottant’anni, Ferruccio Soleri, che da più di cinquant’anni si cala nei panni colorati del servitore di due padroni impegnato –tra Venezia  e Bergamo, tra la laguna e la terraferma- a far ricongiungere Clarice con Silvio, Beatrice con Florindo e se stesso con l’amata Smeraldina. Intrighi, equivoci e travisamenti di parole tipici della commedia dell’arte e del teatro goldoniano animano uno spettacolo di sorprendente vitalità.

“Quest’Arlecchino intramontabile ha il segno della vita che passa e si rinnova. È sangue che pulsa e scorre nelle vene di un teatro reale e immaginario, come in un corpo umano” diceva il regista di origine triestina presentando l’ennesima versione della messa in scena: se ne contano una dozzina o poco più, succedutesi nel tempo per adattare lo spettacolo ai diversi teatri in cui è stato allestito, dalla piccola sala di via Rovello al fasto del Theatre Odeon di Parigi, alle sale del sudamerica, alla cornice di una villa patrizia alla periferia di Milano. Ma soprattutto per adattarlo ai tempi che cambiavano e alle vite di chi ha vissuto dentro lo spettacolo per anni.  

Così quando Strehler, poco prima di morire, riportò l’Arlecchino in via Rovello- la prima sede del Piccolo Teatro-, nella presentazione affiorava il ricordo del giorno, ormai lontano, in cui aveva messo in scena per la prima volta il testo di Goldoni: “Arlecchino sta bene lì, nella sua culla di un tempo, quando recitavamo con maschere di carta in pieno luglio e la carta delle maschere si scioglieva sul nostro viso con lunghe righe di nero… Piccoli stracci che mettevamo con cura sul tavolino, dando loro una forma quasi perduta e che ritrovavamo l’indomani, pronte per sciogliersi di nuovo sui visi della nostra giovinezza.”

A continuare la sua opera, sul palco, Ferruccio Soleri, che martedì salirà sul palco ancora una volta, a 78 anni,  per interpretare il servo Arlecchino. 

Arlecchino servitore di due padroni

di Carlo Goldoni

con Ferruccio Soleri

regia di Giorgio Strehler; messa in scena di Ferruccio Soleri

Martedì 4 dicembre, ore 21

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Pubblicato il 30 Novembre 2007
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