Oltre al basket, non ci tolgano la dignità

Un lettore s'interroga sull'atteggiamento dell'amministratore delegato a fine partita e sulla sua rabbia scagliata contro l'arbitro

Gentile redazione,
scrivo per una faccenda di importanza secondaria rispetto ai temi trattati tipicamente nella corrispondenza.

Ieri sera (domenica 25 novembre) al Palasport di Varese si è consumato l’ennesimo psicodramma di gruppo con la sconfitta della squadra di casa, nel caso specifico dopo un tempo supplementare. Tuttavia, non è degli aspetti tecnici dei quali vorrei disquisire ma di uno squallido episodio che è andato in scena a pochi secondi dal termine.
Il protagonista è stato l’amministratore delegato della Pallacanestro Varese, che a tre secondi dal termine ha pensato bene di entrare in campo e di attaccare platealmente gli arbitri cimentandosi in un elaborato ballo di San Vito con tanto di indumenti gettati a terra. Il tutto sotto lo sguardo tra il compatimento e la preoccupazione dell’arbitro e di un pubblico che credeva (illuso) di aver veramente visto tutto.

Ciò che mi preme stigmatizzare è questa patetica, imbarazzante trasfigurazione di un dirigente che, non curante del suo ruolo e degli stendardi che pendevano a pochi metri dalla sua testa, ha imbastito (e non è la prima volta) questa gazzarra penosa calpestando nel suo delirio l’unica cosa che noi pubblico varesino pensavamo non ci potesse essere sottratta: la dignità.
Non pago di aver allestito una delle formazioni più imbarazzanti degli ultimi dieci anni questa persona continua a tradire le regole base di uno sport che a Varese è considerato cosa seria per persone serie, prova ne sia il palasport gremito anche in un’annata in cui persino la lettura delle Pagine Gialle costituirebbe un’alternativa plausibile.

Vorrei anche soffermarmi sulla pericolosità sociale che tali esempi costituiscono in un momento storico in cui a tutti i protagonisti dello sport si chiede un comportamento assolutamente irreprensibile per non fomentare animi già oltremodo surriscaldati. In tempi di diffide ed arresti, viene anche da chiedersi come si possa permettere ad un signore, sebbene in giacca e cravatta, di entrare sul terreno di gioco e di inveire contro gli arbitri senza che nessuno osi dire nulla: difficile da spiegare a tutto il resto del pubblico, a cui un gesto del genere costerebbe probabilmente qualche mese di domeniche passate in questura.
Sono, siamo, abituati a tutto: abbiamo vinto tanto ed abbiamo perso parecchio. Ma se qualcuno ha deciso di volersi creare degli alibi trascinando per questo la Pallacanestro Varese nella polvere del ridicolo e del patetico, voglio augurarmi che la società sappia intervenire per tempo, essendoci in gioco qualcosa di più importante dei due punti.
Cordiali saluti

Paolo Chinetti

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Novembre 2007
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