Rabbia in Romania per l’uccisione di Giovanna Reggiani

Il racconto del giornalista varesino Silvano Moroni da Arvig, il villaggio di provenienza del rom accusato dell'omicidio di Tor di Quinto

Sono in Romania come giornalista per un viaggio che mi ha visto lasciare l’Italia ormai quasi un mese fa per attraversare tutti i 10 Paesi che da pochi anni sono entrati a far parte della UE. Un viaggio, dicevo e scrivevo, per riscoprire le caratteristiche della “Nuova Europa” per capire cosa questi Paesi possono dare a noi e cosa noi possiamo e/o potremmo dare a loro. Il caso mi ha portato ad essere in questi giorni in Transilvania e proprio a pochi Km dal villaggio di Avrig, residenza del Rom senza fissa dimora Nicolae Romulus Mailat, che a Tor di Quinto ha aggredito violentato e quindi gettato in un fosso la donna italiana di 47 anni che purtroppo in seguito alle percosse è poi deceduta. Naturalmente non potevo esimermi da una visita a questo villaggio posto alle pendici dei Carpazi Meridionali a pochi Km dalla cittadina di straordinaria bellezza e tra l’altro capitale della cultura per questo anno. Un villaggio rurale dove la gente vive di duro lavoro nei campi e in una fabbrica del vetro in perfetta armonia fra Rumeni e Zingari di cui faceva parte questo ragazzo. File di casette in legno e mattoni lungo una strada fangosa, ma alla fine gente disponibile a parlare; mi accolgono quando giungo con la mia interprete per sentire le opinioni di chi le è stato vicino e di chi vive nel paesino adiacente alle casette degli zingari. Un ragazzo di non più di 20 anni a cui chiedo cosa ne pensa di questo fatto immediatamente, quasi inalberandosi mi dice “e’ un pazzo", ed è favorevole al suo trasferimento in Romania e ad un processo in patria. Ma i più sono convinti che debba essere processato e punito con estrema durezza e severità in Italia perché deve essere un monito per tutti coloro che oggi, dicono, “hanno la fortuna di essere in Italia” e magari pensano di “arrangiarsi” invece che lavorare onestamente per “guadagnarsi il pane sia per loro che per loro famiglie” che molto spesso restano in Romania e che bisogna dire con stipendi medi di 300 euro fanno veramente fatica a volte anche a comperare il pane. Naturalmente, aggiunge un signore sulla cinquantina che mi ha  raggiunto “questo fatto cambierà un po’ le cose fra Italia e Romania” ma vuole anche ribadire che non tutti Rumeni sono delinquenti e mi fa notare che anche fra l’etnia zingara i più si guadagnano da vivere onestamente e proprio qui ad Avrig lavorando nei campi sia come braccianti che come piccoli proprietari sia nell’unica fabbrica presente in zona e che produce vetro.Vengo accompagnato nei pressi della casa del Romulus, dove viveva con la famiglia che per altro aveva già avuto dei problemi. Una sorellastra pochi anni fa uccisa dal marito, un fratello morto annegato ed un altro in un incidente stradale. Tra l’altro lui stesso non dovrebbe essere nuovo alla polizia sia italiana che rumena poiché, mi dice una zingara appena rientrata ad Avrig dall’Italia e che aveva conosciuto Nicolae Romulus, il quale aveva già compiuto un furto di denaro, quindi era rientrato in Romania per un certo periodo per sfuggire alla giustizia Italiana e quindi ritornato in Italia dove purtroppo come si è visto non si è certo messo a lavorare. Oggi in Romania, tastando un po’ il polso ai Rumeni che lavorano negli uffici, nelle banche, nei negozi c’è veramente la paura che qualche cosa si sia incrinato, che sia stata un po’ la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ci siano delle ripercussioni sia fra i rapporti, per altro, consolidati fra Romania ed Italia ma che ci sia anche un intervento della Comunità Europea ed è proprio per questo motivo che i media locali stanno dando molto risalto a questo fatto. Naturalmente tutti sono del parere che la punizione ebba essere esemplare, che il nostro governo si attivi, come ha fatto con le espulsioni ma chiedono che vengano garantiti coloro che sono in Italia per lavorare onestamente. Insomma c’è un po’ il timore che venga fatto di ogni erba un fascio e ci vadano di mezzo anche coloro che invece hanno deciso di emigrare in Italia come in altri paesi della Comunità Europea per migliorare la loro situazione economica che per alcune categorie è veramente difficile poiché come dicevo lo stipendio medio non va oltre i 300 euro e talvolta non ci sono i soldi per comperare il cibo e o le medicine e soprattutto gli anziani che hanno vissuto i tempi bui della dittatura si stanno trovando in grosse difficoltà tanto che alcuni mi hanno chiaramente detto che a volte rimpiangono quel periodo, dove comunque il pranzo e la cena erano garantiti. Insomma vale il detto si stava meglio quando si stava peggio. Sul fatto del giorno comunque la popolazione è abbastanza agguerrita, perché si vedono messi alla berlina e tutti chiedono a gran voce che sia l’Italia a porre provvedimenti e a punire chi trasgredisce le leggi e compia atti criminali.

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Pubblicato il 03 Novembre 2007
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