Rogatoria lumaca dall’Austria. E il processo “Papiro” aspetta
Non è ancora arrivato a Varese il fascicolo con gli interrogatori che il pm Abate fece e Vienna a una teste
Manca un documento, slitta la conclusione del processo. Motivo? Anche gli austriaci hanno una giustizia lenta: ci stanno mettendo nove mesi a inviare in Italia gli atti di un interrogatorio alla principale testimone del processo “Papiro”. Una storia del 2003, che vede oggi sul banco degli imputati sei carabinieri per aver frequentato un night di Besozzo in orari di servizio. L’udienza del processo si è svolta lunedì al tribunale di Varese. Dopo l’ultima requisitoria degli avvocati era prevista la replica del pm e l’inizio della camera di consiglio da parte del tribunale in composizione collegiale. Ma il presidente, Giovanni Polidori, ha dovuto informare le parti che mancava all’appello il documento originale dell’interrogatorio di una teste. Una rogatoria internazionale fatta in Austria lo scorso febbraio, quando avvocati e magistrati andarono a Vienna per sentire le dichiarazioni della donna.
Il presidente Polidori si è affrettato ad aggiungere che, sia il pm, sia il tribunale, “non sono stati inerti e hanno più volte richiesto quel faldone di cui finora, però, non vi è traccia”.
Il tribunale si era già rivolto nei giorni scorsi al ministero di giustizia, ma non è stato possibile accelerare i tempi. La procura di Vienna deve trasmettere tutto al Ministero di giustizia austriaco, che deve poi inviare gli atti al ministero italiano a Roma e che infine li consegnerà al tribunale di Varese. Il fascicolo non risulta a Roma, dunque, ipotizzano in tribunale, è probabile che il ritardo sia nel paese alpino, solitamente efficiente e funzionale, questa volta un pizzico ritardatario.
Il processo, a cui manca solo la replica del pm Agostino Abate, è stato aggiornato al prossimo 25 gennaio. Per la cronaca, riguarda le frequentazioni di un gruppo di carabinieri al night Papiro, dove sarebbe stata esercitata la prostituzione. Sul banco degli imputati 4 militari di Luino che andavano a bere il caffè nel locale, accusati di concorso omissivo in sfruttamento della prostituzione, falso in ordine di servizio, corruzione e truffa ai danni dello stato. Alcune accuse coinvolgono anche 2 militari di Varese che avevano come confidente, per motivi di indagini, la titolare del locale, ma che sono accusati di aver in qualche modo saputo della prostituzione. Altri due imputati sono il convivente della titolare e il presunto sfruttatore albanese di una ragazza romena. Quest’ultima, è la donna rintracciata in Austria e ascoltata dai magistrati. Nell’interrogatorio negò di essere la stessa persona che i pm cercavano. E sono proprio queste le dichiarazioni che mancano all’appello.
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