“In futuro potrebbero esserci più classi ponte che normali”
Paola Prestinoni mediatrice culturale: "Le insegnanti devono imparare a gestire le classi multietniche". Anche in provincia aumentano gli studenti stranieri
Una decisione che potrebbe provocare una vero sconvolgimento nelle scuole italiane. È questo che secondo Paola Prestinoni, responsabile di Anolf dei progetti per la scuola, potrebbe succedere se si va avanti con l’idea – proposta dalla Lega Nord e approvata come mozione alla Camera – di creare classi separate per studenti stranieri che non raggiungono certi requisiti di conoscenza della lingua italiana. «In futuro avremo sempre più alunni stranieri nelle nostre scuole. Se si va avanti con questo progetto, alla lunga ci saranno più classi ponte che normali».
A testimoniare questa crescita, ci sono anche i dati raccolti dal progetto Paiss (Progetto accoglienza e integrazione stranieri nelle scuole) che dall’anno scolastico 2003/2004 monitora la situazione della multietnicità nelle scuole, da quelle dell’infanzia alle superiori. Dal 2003 ad oggi gli studenti stranieri iscritti alle scuole delle provincia sono costantemente aumentati. Come prevedibile, gli alunni stranieri sono maggiormente presenti negli asili e nelle elementari: in queste ultime si è passati dall’8.2 per cento di cinque anni fa, all’11 per cento dello scorso anno scolastico, ovvero 4144 studenti. Ma anche alle medie si parla ormai del 10.3 per cento (2265) e alle superiori del 5.7 per cento (1753) nel 2007/2008.
«Come Anolf siamo contrari all’idea della classi ponte – spiega Prestinoni che ha collabora con Paiss, -. In Germania esistono e sono un fallimento. Creando queste separazioni si sminuiscono le maestre e i maestri che sentiranno di insegnare in scuole di “serie B”, ma anche i bambini. Tra l’altro è noto che per imparare la lingua è meglio stare a contatto con persone di madrelingua». Quale può essere quindi una via diversa per intervenire? «Ci saranno sempre più alunni stranieri nelle nostre scuole – continua Prestinoni – e quindi dovranno essere le insegnanti a imparare a gestire le classi multietniche. È il docente che deve cambiare la didattica di fronte a una nuova situazione. Noi cerchiamo di far capire alle insegnati questo concetto: “va bene affidarsi ai mediatori, ma devi essere tu a cambiare modo di insegnare”». Insomma, secondo Prestinoni «in tutto il mondo stanno cercando di togliere queste separazioni, l’Italia invece sembra andare in senso contrario».
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