L’università italiana è truccata?

Concorsi pilotati, casi eclatanti di nepotismo, docenti con zero pubblicazioni: il libro di Roberto Perotti racconta il lato peggiore degli atenei italiani. E sul web si scatena il dibattito

L’università italiana è truccata? Gli atenei sono davvero il regno dei baroni? È vero che i soldi non ci sono o sono stati spesi male? Mentre gran parte del mondo universitario guarda con sospetto le riforme del ministro Gelmini tornano di attualità le questioni che non danno merito ai nostri atenei. Questioni che Roberto Perotti, docente di economia all’Università Bocconi di Milano, ha raccolto nel libro “L’università truccata” edito da Einaudi e uscito nelle librerie proprio in questi giorni.

È un’analisi scomoda e documentata con cifre, nomi e cognomi quella realizzata dall’autore che sottopone al lettore alcuni casi eclatanti come quello della facoltà di economia dell’università di Bari dove “almeno 42 docenti su 179 (quasi il 25 per cento) –  scrive nel libro – risultano avere almeno un parente stesso nella stessa facoltà”.

Docenti "figli di", "fratelli di", professori con zero pubblicazioni scientifiche, concorsi pilotati. Nel libro di Perotti le accuse sono tante e dirette. Ma come si fa a stabilire quando, per la selezione del personale, in un ateneo valgono regole diverse da quelle tradizionali? “È difficile quantificare – ha spiegato l’autore in una trasmissione a lui dedicata a Radio 24 – ma si può giudicare guardando gli indici di omonimia nelle diverse facoltà”.  
Nella stessa intervista Perotti affronta anche il tema che oggi scalda di più il dibattito sulle università, quello delle risorse.  Il problema, secondo l’autore, non è la mancanza di fondi ma il loro cattivo impiego: “Confrontando  la spesa totale per studente a tempo pieno o per docente con quelle di altri paesi – spiega l’autore – esce un dato simile o leggermente inferiore, la differenza sta nella distribuzione. Nel nostro sistema universitario sono pagati pochissimo i più giovani, i ricercatori da poco assunti che invece sono quelli più motivati, mentre gli ordinari anziani si trovano uno stipendio altissimo indipendentemente dalle loro pubblicazioni”.

Come tutte le inchieste pungenti anche questa ha avuto il suo riflesso sul web tra commenti, interventi e anche qualche critica. Tra i primi a sottoporre il libro al giudizio dei "navigatori" gli economisti del blog "La Voce", del quale Perotti è anche redattore, che  ha pubblicato l’intero capitolo del libro (con tanto di albero genealogico) dedicato all’università di Bari. Il blog del mensile Campus, specializzato nelle dinamiche che coinvolgono il mondo degli atenei, parte dal volume del professore della Bocconi per collegarsi a questioni di attualità. Sui dati del libro di Perotti si interrogano anche, articoli di quotidiano alla mano, i ricercatori precari in rete. Mente il rettore, Davide Bassi, commenta: "Non basta combattere il familismo. Dobbiamo aggredire le cause della malattia: le università non sono tutte uguali, così come non lo sono i professori. Bisogna abbandonare i concorsi e gli automatismi di carriera, attivare i contratti di tenure track, ridurre l’età di pensionamento dei docenti e limitare a due mandati le cariche elettive. Perotti – continua Bassi – propone di liberalizzare il sistema e di affidare al mercato (leggi studenti) il compito di selezionare gli atenei. Io ho molti dubbi sulla bontà della sua ricetta iperliberiste. Chi ci garantisce che gli atenei, per attirare più studenti, non dilapidino risorse in attività di grande impatto mediatico e di scarso contenuto scientifico? Almeno un terzo dei finanziamenti dovrebbe essere legato alla capacità di fare ricerca a livello internazionale. Inoltre si dovrebbero negoziare accordi di programma tra i singoli atenei ed i ministeri competenti per definire gli impegni in tema di stabilità finanziaria e di offerta formativa. Gli atenei che non otterranno finanziamenti per la ricerca e non onoreranno gli accordi di programma dovrebbero essere chiusi. In fondo un po’ di cassa integrazione in Italia non è mai stata negata a nessuno".

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Pubblicato il 30 Ottobre 2008
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