Scontro sulla norma salva-manager

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha esplicitamente minacciato le dismissioni e il Governo fa sapere che sarà ritirata

Il governo fa sapere che sarà stralciato alla camera l’emendamento salva-manager. Un provvedimento nascosto nel decreto Alitalia, che permetterebbe di "salvare" i manager dei recenti crack finanziari. Il decreto su Alitalia approderà in Aula alla Camera per la discussione generale lunedì 20 ottobre ed è stato al centro di un caso: il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha esplicitamente minacciato le dismissioni: "O va via l’emendamento o va via il ministro dell’Economia". Il caso è stato sollevato da "Report" (la trasmissione andrà in onda domenica sera) e dal quotidiano La Repubblica.  Prevede che i reati legati ai grandi dissesti finanziari come Parmalat e Cirio non siano più perseguibili a meno dell’esistenza di un vero e proprio fallimento.
Per Tremonti l’emendamento inserito nella legge di conversione del decreto Alitalia è "fuori dalla logica di questo governo. Se si immagina che la linea del governo sia quella prevista da un emendamento che prevede una riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori si sbaglia".
Ma la posizione “tardiva” del ministro è stata denunciata dal mi
nistro “ombra” del Pd, Pierluigi Bersani: "Tremonti non dovrebbe andar via da solo, ma insieme a tutta la maggioranza che ha proposto e votato una norma del genere". Sul punto è intervenuto anche Antonio Di Pietro: "Meglio tardi che mai, purchè sia vero".

L’emendamento era stato presentato dai senatori del Pdl, Angelo Maria Cicolani e Antonio Paravia, relatori in Senato sul provvedimento Alitalia, che obiettano: " "L’emendamento è mirato esclusivamente a tutelare le difficili scelte da parte dei commissari, operate in momenti oggettivamente straordinari, come è ad esempio nel caso di Fantozzi, che hanno l’esigenza di agire in modo certamente responsabile, ma discrezionale e flessibile, tendendo in primo luogo a garantire la continuità di un pubblico servizio".

I due parlamentari si sono difesi spiegando che la norma non si applica nei casi di ‘accertata falsità’ dei documenti posti a base della procedura.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Ottobre 2008
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