Mascioni, gli esuberi sono 55, firmato l’accordo
I criteri che l’azienda utilizzerà sono la volontarietà e il raggiungimento dell'età pensionabile entro la scadenza del periodo di mobilità
Alla fine la vicenda Mascioni si chiude con un accordo: 55 gli esuberi, poco più della metà dei 101 previsti rispetto all’apertura della procedura di licenziamento collettivo prevista per per 62, ai quali si aggiungevano 39 tempi determinati.
L’uscita dei lavoratori potrà avvenire entro il 31 luglio 2009. In assenza di accordo il termine perentorio sarebbe stato di 120 giorni. Quindi il maggiore arco temporale consentirà di gestire gli esuberi in maniera flessibile rendendo l’impatto meno traumatico e consentendo, attraverso i criteri di uscita, di recuperare qualche figura ricompresa nel novero degli esuberi anche nell’ambito di una diversa collocazione, ivi compresa la possibilità di assegnazione a mansioni diverse da quelle svolte, riducendo il numero finale di esuberi.
I criteri attraverso i quali l’azienda individuerà le persone da mettere in mobilità sono prioritariamente nella cosiddetta volontarietà ( formalmente l’accettazione del lavoratore dell’incentivo all’esodo proposto dall’azienda) e nel raggiungimento dell’età pensionabile entro la scadenza del periodo di mobilità. Oltre ad altri particolari, anche di natura economica riferenti all’accordo, l’azienda si impegna in caso di assunzioni di personale, a dare precedenza ai lavoratori collocati in mobilità per un periodo di nove mesi; inoltre l’accordo prevede una serie di azioni per favorire la rioccupazione del personale collocato in mobilità, sia nel tessuto imprenditoriale locale sia nei confronti della Provincia per realizzare "politiche attive del lavoro".
«L’accordo – ha commentato Doriano Battistin, sindacalista della Cgil Filtea – è utile perchè prevede un contenimento degli esuberi, rispetto alla procedure inizialmente avviata dall’azienda, che, in assenza di accordo, sarebbe stata numericamente più drammatica. Certamente è sempre una sconfitta sociale quando si procede a riduzione di personale, anche solo per una unità. Dietro alla parola esubero ci sono storie personali, aspettative, impegni, sogni, famiglie e persone in difficoltà, drammi. Occorre quindi rispetto. Per questa ragione, ieri, nel corso delle assemblee del personale convocate per la valutazione dell’ipotesi di intesa non abbiamo sottoposto l’ipotesi a votazione. L’abbiamo illustrato, tra la tristezza generale, abbiamo raccolto le valutazioni ma abbiamo evitato di fare esprimere i lavoratori con un voto assumendoci la responsabilità sindacale di sottoscriverlo, per la sua utilità, appunto».
«Resta – conclude il sindacalista – la profonda amarezza della testarda chiusura ad attivare la cassa integrazione, in modo particolare anche da parte del Gruppo Zucchi. Ora si tratta di gestire l’accordo con tutte le difficoltà determinate da una condizione di esubero ma la nostra presenza e la nostra attenzione sarà costante. Nelle prossime settimane cercheremo di capire se il tema dell’occupazione e della rioccupazione nel territorio in cui insiste la Mascioni è in grado di coagulare energie ed azioni positive da parte di soggetti pubblici e privati. Finora la comunità locale ( sindaci, forze politiche, ecc ) ha taciuto (forse nel rispetto di una difficile trattativa sindacale) ma potrà continuare a farlo anche domani?»
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