Pillastrini sorride a metà: “Male in difesa”

Non è il Pillastrini più felice tra quelli visti a Varese quello che si presenta in sala stampa per commentare la vittoria contro Sassari. «Il risultato è sicuramente positivo e sono soddisfatto per la fluidità che abbiamo avuto in attacco, dove sono arrivati buoni tiri e dove abbiamo mantenuto ritmi più alti. Però non sono troppo contento, perché in difesa per tre quarti non siamo stati la squadra che dobbiamo essere. Il terzo periodo, quello giocato per davvero, ci ha dato un vantaggio importante ed è proseguito anche nei minuti iniziali del quarto tempo. Poi però abbiamo smesso di nuovo di difendere, e ciò non mi piace e non mi rende del tutto soddisfatto». Pecche reali, che però non cancellano quanto di buono si è visto sul parquet di Masnago. «Dal punto di vista offensivo la partita è venuta bene – prosegue il tecnico di Cervia – soprattutto per come abbiamo corso e mosso palla. In questo senso questa con Sassari è stata la nostra miglior partita disputata finora». E termina: «Proprio per questo motivo vanno evitati atteggiamenti sufficienti in retroguardia», tanto per puntualizzare.

Discorsi simili li fa anche uno dei protagonisti della serata, Kaniel Dickens, che si conferma giocatore di lusso per la LegaDue quando riesce a mantenere alta l’attenzione su quel che accade in campo. «Ho giocato bene, ma la partita è stata vinta dalla squadra, non da me. Senza i miei compagni i due punti non li prendevamo. E poi dobbiamo migliorare in difesa: questo incontro sia di esempio per il futuro. Non possiamo permetterci certi passaggi a vuoto».

Un po’ di amaro in bocca ce l’ha Demis Cavina, che non ha condiviso qualche fischio (vedi l’ultimo fallo in attacco di Ezugwu) ma rende anche il giusto merito alla Cimberio. «Il buon inizio ci aveva fatto ben sperare, anche se nel primo tempo Varese è stata molto brava a rimanere in testa al punteggio nonostante i ritmi alti. Poi, al rientro in campo, eravamo convinti di poter fare bene e invece, complice un passaggio a vuoto di Rowe (comunque da applausi ndr), ci siamo impiantati».