L’ultimo sintomo dell’inquinamento: i capelli grassi

Così i Verdi, ricordando la pessima qualità dell'aria che si respira in città. Dietro la boutade, il problema concreto della viabilità e del monitoraggio della zona industriale

 

La città di Busto Arsizio "risulta essere fra le più inquinate d’Italia", ma anche fra quelle con i cittadini più a rischio di bronchiti e, udite udite, capelli grassi (sic). Lo ricordano i Verdi chiedendo interventi sulla zona industriale, ma dietro la battuta sullo stato delle capigliature dei bustocchi si celano problemi concreti.

Sul dato dell’aria di qualità discutibile gli ambientalisti tuttora non rischiano smentite. Vuoi per dati geografici ineliminabili (il "catino" padano, quasi privo di vento), vuoi per ragioni stagionali (le alte pressioni invernali, la mancanza del "filtro" naturale dato dal fogliame primaverile ed estivo), ma soprattutto per la densità di popolazione e traffico unita alla lentezza biblica nel passaggio a carburanti "ecologici" e fonti energetiche rinnovabili, l’aria è quella che è. Lo dice anche la centralina Arpa posta nelle vicinanze dell’inceneritore Accam: il ristabilirsi dell’alta pressione dopo le piogge di dicembre ha riportato oltre il limite di legge dei 50 mg al metro cubo la concentrazione di PM10, il particolato sospeso dannoso per il sistema respiratorio. Una serie di sforamenti non pesanti ma continui è andata dal 19 al 25 dicembre scorsi (incluso il giorno di Natale), poi di nuovo dati di 93 microgrammi il giorno 30, 88 il 31, 70 a Capodanno e ancora 70 ieri. Il limite è insomma superato la maggior parte dei giorni. Meglio comunque che in anni passati, quando superare quota 100, e a volte 150, non faceva quasi più notizia. Provocatoriamente, il portavoce dei Verdi per la Pace Andrea Damin propone che l’amministrazione introduca "un bonus bebè locale per i nati nel 2009, così da pagarsi subito una visita al bronco!" (testuale), oltre a ricordare gli abbattimenti di alberi "quasi secolari", sostituiti con "fusticelli di brevi e belle speranze o con un safari di cartelli pubblicitari, come in viale Borri".

Di certo, "non aiuta la presenza di un inceneritore", osservano i Verdi, "di una piattaforma ecologica e di una zona industriale, quella di Sacconago, fra le più grandi d’Europa e in continua espansione, arricchita ultimamente dal nuovo scalo ferroviario intermodale". Visti i dati di cui sopra, Damin ricorda le conseguenze sul piano della salute: "aumentano i casi di bambini con insofferenze allergiche e asmatiche presso l’Ospedale di Circolo, e se ne accorgono tutti, perfino dallo stato dei capelli, sempre grassi, a causa dell’inquinamento che subiamo e di un’amministrazione locale che fa poco per il benessere dei suoi cittadini". Col che abbiamo il primo Comune d’Italia accusato di causare i capelli grassi ai propri cittadini… Le contromisure fortunatamente non costano come quelle di Kyoto: uno shampoo e via. Col che, però, si inquinano le acque.

L’argomento concreto del momento resta però la zona industriale di Sacconago che presto ospiterà anche lo scalo intermodale sulle Ferrovie Nord. "Pensiamo necessario un collegamento con la Malpensa Boffalora in modo da evitare un carico di ben 40.000 mezzi pesanti annui sulle strade urbane cittadine" scrive Damin echeggiando una richiesta generale. "Crediamo non funzionale una bretella al ponte che collega Busto (viale Sicilia ndr) a Sacconago" come quella votata alcune settimane fa in consiglio comunale, e pertanto si annuncia l’adesione del gruppo dei Verdi alla raccolta firme promossa già a fine novembre dal Comitato e da Legambiente per ottenere un sottopasso da via del Chisso, più a ovest, e tenere così fuori dall’abitato gran parte dei Tir.

Fra le richieste avanzate "una cabina di monitoraggio" fissa sulle industrie e sugli impianti della zona industriale, "soprattutto per quanto riguarda le emissioni in aria e in acqua"; un piano di sicurezza della Prefettura per gli abitati circostanti – Borsano, Sacconago, Dairago, Magnago; un numero verde sempre disponibile per i cittadini "per avvisare le istituzioni di eventuali anomalie, odori, circostanze, che si vengano a rilevare"; e che non si autorizzino in zona ulteriori insediamenti di industrie e di impianti che abbiano un elevato impatto ambientale.

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Pubblicato il 05 Gennaio 2009
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