Il compaesano di Ballerini ora sogna la Sanremo
Professionista da due anni, Ginanni è nato e cresciuto nel minuscolo paese pistoiese dove abita il re della Roubaix e attuale ct della nazionale. Gianni Savio ricorda: "Lo davano già alla Panaria, me lo aggiudicai in volata"
Un compaesano diventato il re del Nord e una biciclettina gialla regalata dal babbo bastano a far nascere la passione di un vero campione? Per ora la risposta non la sappiamo, ma vi consigliamo di continuare a seguire Francesco Ginanni da Casalguidi, paesino sulle colline pistoiesi con le due ruote nel sangue. «Sono cresciuto a pane e ciclismo – racconta – il mio babbo è appassionato, lo zio è direttore sportivo di una squadra ciclistica locale». Ma oltre al babbo e allo zio, nel minuscolo paesino di Casalguidi c’era pure Franco Ballerini, il dominatore della Roubaix. Quando negli anni Novanta Franco calcava le stradine pavimentate del nord, Francesco faceva le scuole medie, ma già da anni si arrampicava sulle strade tra gli Appennini e l’Arno: «la prima fu una biciclettina gialla, me la fece trovare il babbo sull’aia. Oggi non saprei immaginarmi senza una bicicletta».
Il giovane talento (è nato il 6 ottobre 1985) è passato al professionismo nel 2008, ingaggiato dalla Diquigiovanni-Androni di Gianni Savio. Uno che di talenti ne ha scoperti parecchi e che anche in questo caso pare averci visto giusto: «Erano gli ultimi giorni della stagione 2007, Francesco lo davano già alla Panaria. Io però
avevo intuito che fosse un corridore di valore. Me lo sono aggiudicato in volata, in due giorni è passato da noi.» ricorda Savio «Abbiamo firmato il contratto in un bar sul lungolago di Como, alla partenza del Giro di Lombardia». Lo stesso bar che Savio e Ginanni hanno rivisto questa mattina, prima del via dal capoluogo lariano. Una storia nata e proseguita nella terra dei laghi, con il successo al Lombardia e a Carnago lo scorso anno e con la vittoria odierna a Lugano, la seconda di stagione dopo quella di Laigueglia.
La Diquigiovanni ha corso bene, senza sbavature, «assumendosi la responsabilità della corsa». Rebellin e compagni hanno chiuso sul finale, Ginanni ha messo la sua potenza, ma anche la maturità di rimanere ben coperto senza cedere all’istinto. Savio ci tiene a ricordare il clima disteso e umano che c’è nella sua compagine. Una formazione in cui l’uomo di punta Davide Rebellin si mette a disposizione dell’uomo di giornata: «Davide prima ha neutralizzato gli attacchi e poi mi ha portato a duecentocinquanta metri dal traguardo» aggiunge il vincitore. Un successo di squadra con una squadra a ranghi ridottissimi, cinque uomini, visto che gli altri uomini Diquigiovanni erano impegnati al Giro di Sardegna e al Giro del Messico (che inizia domani). Un successo dedicato «al grande Candido Cannavò». Il prossimo obbiettivo? «Punto alla Sanremo, diminuisco nella parte centrale della stagione e cercherò di ottenere buoni risultati a fine stagione. Di certo niente Giro d’Italia» spiega il toscano, che va bene, oltre che negli sprint, anche in discesa, ma se la cava anche sulle salite brevi. «Lo accosterei – continua Savio – a Paolo Bettini. Ma è un paragone solo tecnico, non voglio essere frainteso. Staremo a vedere: Francesco ha i numeri, lo dissi subito. E’ molto giovane e ha grandi margini di crescita».
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