La Palestina raccontata da chi l’ha vissuta

Acli e Coordinamento Pace propongono un'iniziativa per conoscere la situazione della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. Appuntamento venerdì 6 alle 21 in via Agnelli

«Una tregua non può essere confusa con la pace. La pace non può essere che il frutto di giustizia, libertà e dignità»: le Acli di Gallarate e il Coordinamento Pace & Solidarietà promuovono una serata per approfondire la situazione palestinese e le difficoltà della popolazione e per immaginare una pace basata sulla giustizia: l’appuntamento è per venerdì 6 febbraio alle ore 21.00, alla sede Acli di via Agnelli 33 a Gallarate.  Protagonisti i racconti e le immagini di tre italiani che conoscono la realtà dei Territori Occupati: Susanna Sinigaglia è una rappresentante della rete “Ebrei contro l’occupazione”, gruppo di italiani di fede ebraica che si batte per il ritiro israeliano dai Territori e per una pace giusta tra i due popoli; Lino Zambrano, cooperante, lavora a Gaza con il Centro Regionale Intervento e Cooperazione; Roberto Andervill è un volontario del progetto Palestina di Ipsia, l’organizzazione per lo sviluppo promossa dalle Acli. Introdurrà e modererà il dibattito Ruffino Selmi, responsabile commissione internazionale Acli Lombardia. «La recente offensiva israeliana su Gaza, seminando morte e distruzione e palesando ancora una volta il disequilibrio delle forze, non ha fatto che aumentare la spirale d’odio rischiando di radicalizzare ulteriormente le reciproche posizioni, fino a mettere a rischio l’attuale tregua. Una tregua, in un contesto di segregazione, isolamento e occupazione non può essere confusa con la pace» spiegano gli organizzatori, che sostengono la necessità di un nuovo processo di pace, basato sulle «ragioni del diritto e sul rispetto della dignità umana», ma anche a partire dall’abbandono «delle posizioni ideologiche inconciliabili con la pace». Un lavoro necessario, che deve coinvolgere entrambi i popoli ed entrambi i gruppi dirigenti e governanti: «Occorre aiutare i Palestinesi e il mondo arabo ad aprirsi ad un processo negoziale ed in esso abbandonare ogni residuale ambiguità circa il riconoscimento dello Stato di Israele – aggiunge Ruffino Selmi -, a cui si deve chiedere con fermezza il rispetto delle risoluzioni ONU ed il diritto internazionale.  Occorre aiutare Israele a superare le difficoltà del  coniugare il carattere democratico  con quello ebraico dello Stato di Israele».

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Pubblicato il 05 Febbraio 2009
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