Se le ronde le fanno gli indagati

La Guardia nazionale vuole controllare le strade della città, ma la procura delle repubblica indaga su di loro. Perchè? Per aver fatto "ronde" con mezzi e divise non autorizzati. Un caso che farà discutere

“Appena ci restituiscono i mezzi e le divise, siamo pronti a fare le ronde. Facciamo appello al sindaco di Varese”. Parola di Stefano Pellati, militante della Guardia Nazionale onlus, a cui i carabinieri, qualche mese fa hanno sequestrato auto, divise, stemmi e palette. Indagato per usurpazione di funzioni pubbliche (articolo 347 del codice penale) Pellati si è sempre difeso dicendo che il suo gruppo ha solo fatto dei controlli per la strada, in particolare a discariche abusive e zone isolate.
Oggi rilancia la voglia di fare la ronda. Insieme a lui, sono indagati il presidente della onlus, Claudio Carè, e un terzo militante. I militanti della Guardia nazionale non sono tesserati leghisti, alcuni di loro hanno però avuto esperienze precedenti nelle camicie verdi; il segretario del carroccio Fabio Binelli ha espresso valutazioni positive nei loro confronti.

Carè, un passato da volontario nella guerra in ex Jugoslavia, è stato di recente assolto da un altro procedimento presso il tribunale di Varese, per l’utilizzo di alcuni stemmi. Per quanto riguarda l’indagine più recente, l’avvocato della Guardia nazionale, Alessandra Nicoletti, sta per presentare una istanza di dissequestro, per tutto il materiale che la procura ha fatto requisire durante le perquisizioni.

Adesso facciamo attività con i nostri mezzi privati – spiega Pellati – andiamo nelle zone isolate e controlliamo che non buttino rifiuti. Sappiamo che nel decreto è prevista una corsia preferenziale agli ex appartenenti alle forze dell’ordine, ma noi abbiamo alcuni ex carabinieri, ed ex militari, inoltre, svolgiamo anche un piccolo addestramento prima di cominciare. Insomma, non siamo né dei Rambo, né dei pirla.

Se ci autorizzeranno, andremo nelle zone frequentate dalla piccola criminalità, pronti a segnalare problemi”.

In ultima istanza devono essere i prefetti a coordinare la collaborazione con i cittadini, ma la possibilità che anche degli indagati si propongano come volontari per le ronde autorizzate dal decreto legge antistupri, fa certamente riflettere.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Febbraio 2009
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