“Alla Rutil rispondiamo che il sindacato non è un passacarte”
Oscar Brun della Fiom Cgil contesta le modalità con cui è stata condotta la trattativa sul salvataggio dell'azienda di Lonate Ceppino. «Noi questo Brivio che vorrebbe comprare non l'abbiamo mai visto»
Oscar Brun, della Fiom Cgil, non ci sta. Per lui il destino della Rutil srl è legato al salvataggio di tutti i 100 dipendenti e non di una sola parte. La speranza per l’azienda meccanica di Lonate Ceppino, a rischio di chiusura, è oggi affidata al gruppo Brivio Pierino & c. di Lecco. L’offerta di acquisto è stata fatta, ma a una condizione inderogabile: si tengono solo 40 dipendenti, il resto a casa. «Quello che noi contestiamo – spiega Brun – è il taglio netto di 60 lavoratori, a fronte di un piano industriale inesistente. La Rutil è una azienda che non ha problemi industriali e nemmeno di portafoglio clienti».
Per il sindacato la questione è anche legata al ruolo giocato nella relazione industriale che viene, a detta di Brun, un po’ snobbato. «Nessuno nega che ci sia un margine di salvataggio, ma ci devono spiegare come l’azienda starà in piedi. Se un imprenditore è interessato a un’azienda deve dire cosa ne vuole fare. Noi, invece, fino adesso questo Brivio nemmeno l’abbiamo visto durante le trattative. Mentre abbiamo visto gli avvocati della proprietà. Inoltre, vorrei chiarire che non siamo dei semplici passacarte e non svolgiamo una funzione notarile, e quindi non ratifichiamo quello che altri hanno già deciso».
La prospettiva per i 60 esuberi, se non si chiude, è la cassa integrazione e la mobilità. Ma Brun insiste sulla trattativa diretta. «Come faccio a dire che cosa salvaguardo di quella produzione, se non sono entrato nemmeno nel merito delle mansioni che i lavoratori svolgono? Ripeto, non so se l’obiettivo sia quello di arrivare a un concordato, ma prima di dire che si licenziano 60 persone, bisogna avere un minimo piano industriale».
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