Allevatori lombardi contro l’ordinanza anti latte crudo

Le organizzazioni agricole sono state ascoltate in commissione sanità dove hanno esposto i gravi danni economici e di immagine subiti per l'ordinanza del Ministero della Salute

Le organizzazioni agricole lombarde e bergamasche in particolare hanno ottenuto un’audizione in Commissione “Sanità” per esporre i “gravi danni” economici e d’immagine ai quali sono andati incontro i 275 produttori lombardi di latte crudo in seguito ad un’ordinanza emanata lo scorso dicembre dal Ministero della Salute e delle Politiche sociali che impone su scala nazionale una serie di vincoli alla vendita per prevenire malattie che si ritengono legate al suo consumo (nello specifico la SEU, Sindrome emolitico uremica).

Nell’atto che ha per titolo “Misure urgenti in materia di produzione, commercializzazione e vendita diretta di latte crudo per l’alimentazione umana”, hanno sottolineato Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Associazione allevatori, si impone soprattutto di apporre sulle macchine erogatrici l’indicazione della bollitura del latte come procedura obbligatoria prima della sua consumazione. Una segnalazione, dicono, che ha generato un ingiustificato allarmismo nei consumatori tradottosi in un tracollo dei consumi.
La bollitura, hanno precisato nel corso dell’audizione, è una procedura sbagliata perché si perdono tutti i benefici della componente organolettica del latte e viene meno il principio alla base di questo tipo di vendita. In taluni casi, hanno suggerito, è sufficiente scaldarlo. Inoltre, hanno aggiunto, non ci sono ancora riscontri documentati su una reale correlazione tra la SEU ed il consumo di latte crudo prelevato direttamente dai 459 distributori automatici presenti in Lombardia (circa il 50% di quelli presenti sull’intero territorio nazionale).

Il latte crudo, prodotto di nicchia regolamentato nella nostra regione da una severa disciplina già dal 2004, rappresenta un significativo fattore di reddito soprattutto per gli allevamenti montagna e le piccole realtà locali. Basti pensare che, ogni giorno, ciascun distributore viene “caricato” in media con 100 litri di latte. A termine giornata il prodotto rimasto invenduto è ritirato dal produttore ed usato nell’alimentazione del bestiame.
Dopo aver riconosciuto la tempestività degli assessori Luciano Bresciani (Sanità) e Luca Daniel Ferrazzi (Agricoltura) nell’inoltrare ai ministeri interessati una lettera congiunta con la quale si chiede di applicare l’ordinanza “solo nelle regioni in cui il sistema di controlli e garanzie per la sicurezza degli alimenti non sia così severo e disciplinato come in Lombardia”, le organizzazioni di settore hanno chiesto che anche il Consiglio regionale, con un proprio atto, si faccia carico di trasmettere al Governo le preoccupazioni dei produttori lombardi di latte crudo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2009
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