Cetti Fava: «Ci dissociamo dal gesto, il tecnico ha agito per conto suo»

Egregio Direttore,

sono la responsabile del Palkettostage di Busto Arsizio, oggetto dell’attenzione del Suo giornale per quanto accaduto nel corso dellarappresentazione teatrale del 9 marzo scorso a Gallarate. Debbo innanzitutto precisare che, anche per il rispetto dovuto a tutti i miei collaboratori, “Animal Farm” è giunta, con quella del 9 marzo, alla 126esima rappresentazione in tutta Italia da Palermo a Milano: si tratta di uno spettacolo in lingua inglese che viene realizzato davanti a platee di studenti e che, con una punta d’orgoglio – ma i numeri mi confortano – ha avuto un indiscutibile successo.

Nelle 125 precedenti rappresentazioni l’episodio descritto non si è mai verificato perché rappresentare l’immagine del Presidente del Consiglio insieme a “loschi figuri” non ha senso storico, non ha senso politico,  è fuori da ogni logica inspirata al rispetto della dialettica democratica e delle istituzioni e costituisce una mistificazione della realtà: e ciò a prescindere dalle convinzioni politiche di ciascuno.
Le chiedo, Direttore: ma se fossimo stati convinti del contrario, avremmo inviato il giorno dopo 500 lettere di scuse, anche se per qualcosa che è a noi riferibile solo in forza del rapporto di lavoro che ci lega al soggetto che, di sua iniziativa, senza alcuna autorizzazione, si è permesso di modificare il video proiettato alla fine dello spettacolo?    

La domanda è retorica ma il leggere che è “improbabile” che il fatto sia accaduto “in modo estemporaneo”, come qualche giornale ha scritto, lascia veramente amareggiati: se è vero che da Gallarate a Busto sono cinque chilometri, da Milano il telefono rende le distanze inesistenti e, ritengo, il chiederci una spiegazione dei fatti sarebbe stato sia semplice che doveroso.
Grazie fin da ora per l’ospitalità che mi vorrà concedere.

Cordialmente