Alitalia ha scelto Fiumicino, Malpensa “resta a terra”
La compagnia di Colaninno e Sabelli punta su Roma con un accordo quadro con AdR fino al 2013. A Malpensa solo le briciole e si torna a parlare d "fronte del Nord"
Il derby è finito. Roma batte Milano e lo fa con un risultato largo e senza troppe discussioni. Non è calcio, ma la ben più importante questione sul futuro del trasporto aereo italiano. La Nuova Alitalia-Cai di Roberto Colaninno e Rocco Sabelli ha deciso di mettere radici al Leonardo da Vinci di Fiumicino, rompendo gli indugi e non lasciando più adito a dubbi sulle scelte dell’erede della compagnia di bandiera. Con Aeroporti di Roma è stato firmato un accordo quadro dal 2010 al 2013 per tutti i servizi a terra e in volo con un investimento di 100 milioni di euro l’anno, il nuovo Terminal A in uso esclusivo alla compagnia degli imprenditori e le destinazioni che aumenteranno da 69 a 78 entro il 2013. Malpensa resterà uno degli altri aeroporti “usati” dalla compagnia, senza ruoli specifici e soprattutto senza quel ruolo di hub che tanti speravano di poter riottenere da Cai.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Il primo è stato l’onorevole leghista ed ex presidente della Provincia di Varese Marco Reguzzoni, il quale ha parlato di bugie e bluff smascherato dei vertici di Cai. Lo stesso presidente della Regione Roberto Formigoni ha attaccato la nuova impostazione scelta da Cai, mentre Filippo Penati, numero uno di Palazzo Isimbardi ha attaccato la politica di centrodestra incapace a suo dire di mettere in pratica le promesse fatte per risollevare Malpensa.
In aeroporto la notizia della centralità di Fiumicino non stupisce granchè i sindacati, ormai rassegnati da mesi a dover fare i conti con un aeroporto con una vocazione diversa da quella che si aveva prima del de-hubbind dello scorso marzo. Fino al 30 marzo 2008 Alitalia aveva 1.238 frequenze settimanali targate Malpensa, oggi siamo a quota 185: aspettarsi investimenti da chi ha tagliato tanto non sarebbe stato realistico. I passeggeri Alitalia sono diminuiti dell’87,9% in un anno: Sea, la società che gestisce gli scali milanesi (Linate ne esce bene, con la navetta con Roma sempre più valorizzata dalla nuova compagnia tricolore), ha già puntato su altre compagnie per risollevare Malpensa, Lufthansa per prima, ma anche easyJet e altri, recuperando parte dei voli persi con l’addio di Alitalia.
Il clima non è comunque dei più sereni, complice anche la crisi mondiale del comparto: Sea ha firmato con i sindacati un accoro per 390 nuove mobilità, mentre sono circa 900 i lavoratori in cassa integrazione. Considerando anche l’indotto sono circa 2 mila i posti persi da marzo 2008 ad oggi. L’ottimismo da parte di Sea e dei sindacati, uniti nel tentativo di rilanciare e salvare Malpensa, c’è. I nodi restano pesanti, però: di accordi bilaterali per liberalizzare le rotte, a fronte di una richiesta di circa trenta destinazioni, ne sono stati rivisti 4 (Corea del Sud, Israele, Egitto e Cina), mentre Enac ha dato autorizzazioni provvisorie su 3 destinazioni (Hong Kong, Moldova, Bielorussia). Da più parti, imprenditori, gli stessi sindacati, Sea, la Regione, la Provincia di Milano, chiedono cieli liberi su Malpensa. Lo può fare solo il governo, che fa riferimento alla stessa parte politica che amministra il Pirellone, anche se la decisione di congelare gli slot per sei mesi presa dalla Ue non aiuta. Se le risposte non arriveranno in fretta, è pronta una nuova rivolta del “fronte del Nord”: la Lega invita gli imprenditori a fare muro contro la decisione di Alitalia e a non volare più con quella compagnia.
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