“Anche in rete non siamo più liberi”
Flavio Ibba racconta la sua esperienza con facebook, da cui venne cancellato senza spiegazioni e denuncia i rischi per la democrazia su Internet
Quando ho utilizzato Facebook nella campagna elettorale di un anno fa le persone ridevano, quando sei mesi fa ho denunciato la mia morte virtuale le persone ridevano ancora.
Sono rimasto isolato per un mese visto che anche la mia posta di virgilio è stata cancellata, ho riaccquisito fiducia nella rete solo quando ho visto che 500 amici e non, mi stavano vicini aderendo a un gruppo che richiedeva l’attivazione del mio account (no censura: rivogliamo flavio ibba su facebook)
Il mio profilo su FB è stato cancellato senza spiegazioni dal sistema di sicurezza del sito dopo i miei reportage dalla Palestina; quando ho iniziato a usare lo strumento diversamente dagli usi canonici che se ne fa.
Evidentemente a qualcuno non piaceva e approfittandosi della falla del sistema mi hanno censurato infatti più persone possono mettersi d’accordo e segnalare più volte frasi, persone, foto e note che non
rispecchiano le proprie idee. Così facendo si ottiene la sua disattivazione o censura. Questo è quello che mi è successo e che ha sancito la mia "morte" nella rete e distrutto il mio lavoro".
Grazie alle lettere da me inoltrate a FB (Inghilterra) e al gruppo che mi ha sostenuto sono stato riattivato
Dopo questa esperienza non uso più FB come unico "raccoglitore" del mio lavoro.
Sono preoccupato per la via intrapresa nella rete. In rete prima eravamo liberi oggi ci muoviamo per relazionarci all’interno di social network che di fatto sono diventati i padroni della rete
"anche in rete non siamo più liberi"
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