“Fannullone a chi? in Parlamento il lavoro non si vede dalle tabelle”
Alcuni dei deputati del Varesotto commentano i dati riportati nel report di produttività dei parlamentari stilato da Cittadinanzattiva, Controllo Cittadino e Open Polis.
Viene e va, ad intensità alternata, sospinta ieri da "La Casta" di Rizzo e Stella, oggi da un “report di produttività”. E’ la domanda delle domande: cosa fanno i politici quando arrivano a Roma? In tanti se lo chiedono, e il risultato spesso sfocia in un qualunquistico: «Sono tutti uguali». Ma cosa pensano i diretti interessati – i parlamentari del Varesotto – di queste classifiche?
«Valutare l’attività di un parlamentare non è cosa facile – spiega il deputato Pd Daniele Marantelli (a sinistra nella foto) che ha totalizzato un voto di “produttività” del 2,23 e il 96% di presenze in aula – sono tanti i parametri di cui bisogna tenere conto e sopratutto questi necessitano una contestualizzazione accurata. Se per esempio in un anno un deputato presenta in aula pochi provvedimenti, ma tra questi c’è quello che permette la realizzazione e il finanziamento di un’opera come la Pedemontana, è chiaro che questo ha un peso diverso rispetto a un qualsiasi emendamento inutile che magari finisce solo per intasare gli scaffali della Camera. Poi c’è da tenere in considerazione il fatto che la maggior parte dell’attività legislative si svolge in realtà nelle commissioni, il lavoro che esce da lì raramente viene modificato in aula. Quindi ha poca importanza chi lo presenta o chi ci mette il nome, ma ha importanza la mediazione e il gioco di squadra. Tutto questo per dire che i dati in sé sono un elemento di valutazione piuttosto sterile, non tengono conto di tutto il lavoro di mediazione e discussione che sta dietro a una legge, e che viene fatto nelle commissioni. Detto questo sia chiaro che io ho il 96% di presenze in aula, non direi proprio che è un risultato da fannullone. Anzi, io sono perché vengano rintrodotte le preferenze, così che i cittadini possano eleggere i propri rappresentanti valutando loro stessi tutto la qualità del lavoro svolto».
Strumenti come il report di produttività appena pubblicato sono invece fondamentali per il deputato Udc Luca Volontè (a destra nella foto) che ha totalizzato 7,64 come indice di produttività e il 58% di presenze in aula. «Sono contro le generalizzazioni e mi sento umiliato dalle facili accuse che spesso vengono fatte ai parlamentari – spiega Volontè – per questo sono assolutamente favorevole a queste indagini che vengono fatte, proprio perché così ogni cittadino può guardare i dati e farsi un’idea. Io l’anno scorso ero al terzo posto in tutto il Parlamento nazionale e anche quest’anno ho totalizzato un punteggio elevato. Il basso dato di presenza è semplicemente dovuto al fatto che ho degli incarichi in una delegazione parlamentare per l’Europa e quindi le mie assenze sono tutte giustificate e giustificabili. Ripeto, menomale che esistono questi report, ognuno li consulti con attenzione per capire chi va in parlamento a scaldare la poltrona, chi non ci va proprio e chi invece svolge con serietà il proprio lavoro».
“Il principio è giusto ma il modo ancor m’offende”, è invece la valutazione del senatore leghista Fabio Rizzi ( a sinistra nella foto) che ha preso una valutazione di produttività dell’1,59 ma un livello di presenze fra i più alti di tutti, il 99%. «Non credo che contare il numero di proposte legge che portano il nome di un senatore sia il modo migliore di valutare la sua produttività – spiega Rizzi -. L’azione di un parlamentare deve essere valutata nel suo contesto: nel lavoro nelle commissioni, nei risultati del gioco di squadra dell’intero partito. Tutti sono capaci di scrivere una legge su un qualsiasi pezzo di carta, ma i dati determinanti sono se questa legge viene promulgata, sono il contributo che ognuno porta al risultato finale anche se non appare in prima linea con il suo nome. Per questo è più importante la presenza, e io ho il 99% delle presenze. In ogni caso sono d’accordo nel dire che in Parlamento ci sono moltissimi fannulloni, e lo dimostra il fatto che ad ogni votazione siamo sul filo del numero legale. Questo è un dato significativo secondo me».
Più o meno della stessa idea anche il senatore Paolo Rossi del Partito Democratico, 1,27 l’indice di produttività, 95% quello di presenza, che a passare per fannullone non ci sta proprio. «Non accetto di essere additato come fannullone. – dice Rossi – Quei dati non tengono conto, per esempio, degli emendamenti presentati. Sottoscrivere a raffica disegni di legge, quasi sempre presentati da altri, non mi sembra indice di stakanovismo. Non sarò un ottimo parlamentare ho le mie lacune ma faccio il mio dovere versando contributi al mio partito avendo altresì assunto in regola due persone, oltre il 50% di quanto dichiaro. Inoltre Nella passata legislatura ho avuto una presenza in aula del 99, 8%, che non è proprio un dato insignificante».
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