La fine del mondo e i Pokemon conquistano Locarno
Il festival prosegue in Piazza grande con molte curiosità e la consegna del pardo d'onore a uno dei padri dell'animazione giapponese
Pioggia, infatti, c’era stata sia venerdì, mettendo in difficoltà la cerimonia di consegna dell’Excellence award a Toni Servillo, sia domenica, contribuendo a rendere difficile la visione di “les dernieres jours du monde”.
Lunedì invece notte stellata tanto che, alla fine della terza proiezione della serata, i titoli di coda di “first squad” sono persino stati salutati dal passaggio di una stella cadente proprio sopra lo schermo di Piazza Grande e le previsioni dicono che, per ora, il bel tempo dovrebbe reggere.
Al di là delle note meteo domenica sera è stata caratterizzata dall’anteprima mondiale del film sugli ultimi giorni del mondo, diretto da Jean marie e Arnaud Larrieu, un film a cavallo tra la fantascienza e l’orrore, che descrive attraverso gli occhi di un agente di commercio francese, nientemeno che la fine dell’umanità. Di questo “giorno del giudizio” non si può dire altro poiché lo stratagemma su cui tutto il film si basa è proprio quello di non descrivere, mostrare o lasciar intravedere cosa stia accadendo nei giorni in cui l’umanità si estingue. Durante tutta la pellicola ciò che è possibile vedere è solo la storia, all’inizio piuttosto normale, di un uomo compreso in un classico triangolo amoroso: lui, lei, l’altra, niente fa sospettare che la vicenda contenga qualcos altro, salvo elementi accessori, si vedono a volte militari effettuare interventi incomprensibili nelle città, si sentono suonare sirene di allarme e, a sprazzi, radio lasciate accese trasmettono notizie che fanno incredibili riferimenti a epidemie ed esplosioni nucleari.
In altre parole l’orrore si sviluppa nel mondo, nella narrazione del film, ma il protagonista, attraverso i cui occhi noi guardiamo tutta la storia, è distratto dalle sue vicende amorose, non fa caso. Lo spettatore assiste quindi alle vicende private di u uomo qualunque, sullo sfondo di una sciagura immane, non vedendola ma scoprendone solo un po’ alla volta gli effetti, quando il protagonista si trova a condurre la sua ricerca dell’amante sparita attraverso città costellate di mucchi di cadaveri o completamente abbandonate. L’idea Lovecraftiana dell’Orrore Cosmico che fa tanta più paura in quanto l’autore non lo lasci identificare, ne segnali gli effetti tacendo sulle spiegazioni, perchè l’inspiegabile fa più paura.
Insomma il film, in ultima analisi, è interamente imperniato sull’atmosfera di paura che riesce a creare (e ci riesce, a tratti molto bene) anche se forse come distrazione e leitmotiv delle vicende si poteva scegliere una storia meno banale, e fondamentalmente noiosa, come quella scelta dai due Larrieu.
Ma la serata di domenica, prima della proiezione, aveva visto ospiti di riguardo sul palco: il cast tecnico, e non solo, dell’ultimo lungometraggio dei “Pokemon”, serie di animazione giapponese, seguitissima in ogni angolo del pianeta, nonostante probabilmente non sia l’apice del cinema di animazione nipponico.
I Pokemon hanno scelto Locarno e la rassegna Manga Impact per presentare il loro nuovo film e il Direttore Maire li ha onorati con un passaggio in Piazza Grande, caratterizzato in particolare dall’escuzione live, naturalmente in giapponese, della sigla del lungometraggio e dalla presenza, accanto al cast tecnico, di uno dei protagonisti della pellicola.
Nel bel mezzo della presentazione infatti, Picachu in persona, ha raggiunto i suoi creatori sul palco… non c’è natualmente bisogno di dire che si trattava di un attore con adeguato e vistoso costume, bisogna forse però precisare che Picachu, indefinito animaletto dotato di poteri mistici, è uno dei personaggi centrali della saga dei Pokemon, una creaturina che segue i ragazzi protagonisti della serie nelle loro avventure, intervenendo spesso come “deus ex machina” a risolverne le questioni.
Va poi sottoliato che, forse, gli organizzatori hanno sopravvalutato la popolarità dei Pokemon, dimenticandosi di spiegare alla presentatrice del Festival che Picahu, come detto, è solo un animale, dando per scontata una conoscenza che, di fatto, non c’era e senza colpa per la giornalista.
Bisognerà infatti ricordare che Picachu, da buon animale, non parla, salvo la capacità innata di ripetere, più volte e con una vasta gamma di storpiature, il proprio nome: spiegarlo alla presentatrice le avrebbe risparmiato la fatica di tentare inutilmente, e in ben tre lingue diverse, di interloquire con un pupazzo che si ostinava a rispondere esclusivamente:”picapicapica… picachuuuu”, in un modo che avrebbe anche potuto risultare irritante.
Circa la “Manga Night” di lunedì segnaliamo senz’altro il pardo d’onore conseganto da Maurizio Nichetti al grande Yoshiyuki Tomino, inventore del filone dei robot spaziali, tanto popolare nella storia egli anime giapponesi, e creatore di cartoni animati come Gundam o il popolarissimo “Daitarn 3”, dopo la premiazione, la prioezione del film “mobile suit Gundam”, dello stesso Tomino, un’opera che ha certamente divertito gli appassionati, soprattutto in considerazione del fatto che, pur essendo del 1980, risultava fino a ieri pressochè inedita in Europa.
Circa la trama del film c’è poco da dire dal momento che si tratta essenzialmente di un collage degli episodi della prima serie televisiva di Gundam, realizzata secondo un uso che, negli anni 80, ha riguardato molte popolari serie animate giapponesi (basti citare “Corrazzata Spaziale Yamato” o “Mazinga Z”), si tratta comunque di un bel film di animazione, riportato all’epoca di realizzazione e alle tecniche allora disponibili.
A Gundam hanno fatto seguito La Maison en petits cubes, commovente e divertente corto di Kunio Kato e una prima internazionale, “First Squad: the moment of truth” sotanzialmente il “pilot”, il primo episodio, di una serie animata basata su un fumetto russo e coprodotta tra Giappone Russia e Canada. Un caso quindi di anime non giapponese, o non del tutto, seppure realizzato in tutto e per tutto con la tecnica e lo stile tipici dei cartoni animati del Sol Levante.
Firts Squad è quindi destinata diventare una serie, molto ricca di azione e di effetti digitali, caratterizzata dall’originale trovata di inserire interpolazioni filmate all’interno del cartone animato, facendo parlare attori che, dichiarandosi storici, piuttosto che ufficiali dell’esercito in pensione o psicologi, fanno fede della veridicità dei fatti narrati, ricostruendoli in senso scientifico o facendosene testimoni, fatti poi che sono particlarmente bizzarri, visto che il tema della serie è la seconda guerra mondiale e l’idea, realtà non nuova, che parallelamente alla guerra “storica” la Germania avesse tentato di conquistare il mondo con una sorta di guerra paranormale, a cui l’Armata Rossa avrebbe risposto con una squadra di soldati – medium, la first squad appunto.
La nottata si è chiusa poi con la proiezione di Akira, film di animazione bello quanto celebre e vero oggetto di culto da parte degli appassionati.
Da segnalere per martedì, oltre alle previsioni meteo ancora abbastanza ottimistiche, l’incontro pubblico con Tomino, alle 11:00 allo spazio cinema, Frontier Blues, di Babk Jalali, in lizza nel concorso internazionale e che, almeno in parte, è italiano, essendo segnalato come produzione italo anglo iraniana (alle 14:00 al FEVI) e, in serata in Piazza la prima internazionale di Petit Indie di Marc Recha, film realizato in lingua catalana che quindi, dopo il giapponese, riavvicina l’area linguistica alle nostre regioni, anticipando la serata di mercoledì che sarà l’unica intermanete in italiano, seppur per merito di un film svizzero.
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